martedì, settembre 19

Germania: il biologico entra nei discount


Occorrerà da oggi verificare ancora meglio certificazione e marchi dei prodotti biologici.. unico modo per evitare cattive sorprese.
Falso bio. Questa l’accusa nei confronti di un mercato. quello dei discount tedeschi. in cui la quota media dei prodotti biologici (?) entrata a farvi parte è del 3,2% circa. Già a fine aprile la catena distributiva Lidl ha annunciato di voler assortire i propri scaffali con un quinto di questi prodotti. Stessa cosa per un’altra catena: la Aldi. Questa situazione genera un paradosso in termini se consideriamo che il biologico per sua etica va contro la produzione di massa intensiva. Una conseguenza che potrebbe far gola al consumatore medio-discount è l’abbassamento dei prezzi sui prodotti bio che questa logica andrebbe a comportare e già comporta. Ma se da un lato i produttori non sono certo preparati ad una così larga produzione (nè la dovrebbero desiderare). dall’altro una forte domanda individua già un filone che in Germania interessa l’importazione di prodotti dalla Cina (semi di girasole). dalla Danimarca (latte) e dalla Spagna (pomodori).
Un “guazzabuglio” come usava dirsi in tanta letteratura ormai dimenticata. Le produzioni biologiche perderebbero di “coerenza” – per citare Geminello Alvi (cognome in tinta) dal Corriere Economia. Una distribuzione standardizzata con il conseguente abbassamento dei prezzi rischia di far scendere sensibilmente il livello qualitativo dei prodotti biologici.. ammesso che così potranno ancora chiamarsi.
Un nuovo ibrido della sur-modernità?
Senza contare che se pur i produttori volessero mantenere alta la qualità dei loro prodotti. badando anche alle rese. rischierebbero d’esser messi fuori mercato da importazioni di dubbia qualità. Non dimentichiamo infine che biologico è anche e soprattutto un modo ben preciso di gestire il rapporto con la natura. Con la terra. Tali processi di standardizzazione ne terrebbero conto? Il peggior pericolo è l’ignoranza del consumatore. Perciò occhi ben aperti. tra scaffali e informazione. Continua…

10 Comments:

Blogger LaCuocaRossa said...

salve, ho trovato un vostro gentile apprezzamento nel mio blog e sono venuta a trovarvi.
Vorrei dire due parole anche io su questa questione del biologico.
Come persona appassionata di buona tavola, non posso che augurarmi che i cibi che vi porto siano il meno "sofisticati" possibile. Ma non ho mai avuto una grande siampatia per il biologico, proprio epr questa sua natura "elitaria". Non rieco a digerire il fatto che esista un cibo di "serie A" e uno di "serie B",e questo perchè tra quelli che "mangiano male" non c'è solo "l'inconsapevole" e obeso 80% della popolazione di un paese "ricco" come gli stati uniti, ma anche popolazioni in via di sviluppo che fino ad una manciata di anni fa si cibavano poco, ma in modo sano e che oggi cominciano a vivere un "finto benessere" fatto di tanti prodotti sapzzatura.
Sono una privilegiata, perchè mio marito, che ironicamente definisco "propietario terriero" ha un piccolo pezzo di terra nel suo paese di provenienza che ci frutta qualche prodotto autenticamente biologico. Ma proprio perchè "autoproduciamo", so per certo che una modalità corretta di consumo, produzione e scambio, potrebbe garantire a tutti una quantità sufficiente di cibo e di buona qualità non dimentichiamo che buona parte dei pesticidi ed altre robaccie, sono prodotte dalle industrie farmaceutiche che hanno tutto l'interesse a tenere vivo questo commercio. Che la lavorazione dei cereali per farli passare dallo stato di "integrale" a quello raffinato ha un costo, e che è paradossale quindi che i prodotti integrali costino di più...
vabbè la sto facendo lunghissima...scusate, ma il discorso mi prende molto...
un saluto

19/9/06 8:04 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Ciao Cuocarossa...fa piacere che il discorso ti prenda molto, é giusto che sia cosí. Credo la mia opinione si rispecchi nell'articolo scritto dal mio co- autore. In ogni caso vorrei aggiungere che é pur vero che un giusto equilibrio fra consumo e produzione possa apportare dei cambiamenti positivi, me anche chetali cambiamenti vengono impediti dalle catene distributivi di cui parliamo, che condizionano la "produzione" (piú basso é il costo e maggiori sono i rischi di trovarsi nel piatto cibi di scarsissima qualitá) ed il "consumo" (diciamo che molti cominciano a confondere il concetto di qualitá). Di conseguenza il biologico deve trovare un modo per farsi strada, adeguandosi di riflesso all'aumento del costo di alcuni prodotti sul mercato.
Perdona anche me per la risposta prolissa!

Re

20/9/06 10:28 AM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Carissima cuoca..non esiste secondo me un cibo di serie A ed un cibo di serie B. Esiste, come tu stessa hai accennato (anzi dovrebbe esistere) la volontà di cibarsi con prodotti genuini e la cultura per poterlo fare ed apprezzare. Non dimentichiamo che biologico significa anche cercare di "non schierarsi dalla parte della produzione di massa" che integra nei propri prodotti conservanti e co. rendendo bassissima la qualità di tali prodotti. E se esiste una natura elitaria del biologico è prodotto di una trasfigurazione culturale adoperata da coloro che vedono nel mangiare bio una moda, da spiattellare in faccia all'amico di turno con volgare ostentazione. E poi mangiare bio significa rispettare la terra, amarla eticamente e valorizzare il territorio in maniera corretta. Mi pare quindi che il "centro" del discorso sia una questione di sensibilità innanzitutto. Di educazione al pensiero. Certo la questione scivola necessariamente oltre, richiamando l'attenzione dell'economia e delle politiche di gestione e produzione. Penso infine che nn si tratti di "mangiare sofisticato" (come pensano invece i modaioli sopra citati) ma anzi rivalutare la semplicità di una tavola in cui i prodotti semplicemente cotti o lessati, con un filo d'olio e una spezia, riescano ad arrivare intatti al palato nel gusto e nella freschezza. Per quanto riguarda il "dilungarsi"..beh credo che con argomenti del genere sia inevitabile. Ste-

20/9/06 5:17 PM  
Blogger LaCuocaRossa said...

ste, sono d'accordo su tutto ciò che hai detto, forse non ci siamo capiti, quello che volevo dire è che non credo che il problema dia il biologico al discount (a me piacerebbe che potesse mangiare,e mangiare bene, tutta la popolazione mondiale)ma appunto la disfunzione di un mercato che rende maggiormente costosi dei cibi che paradossalmente subiscono meno lavorazioni...
se tutti si cibassero con maggiore consapevolezza, se i paesi occidentali avessero un consumo di carne notevolmente più basso, se le colture intensive non impoverissero il terreno di regioni già povere (vedi il cacao, il caffe etc. in brasile) il biologico starebbe tranquillamente nei discount senza penalizzare la qualità e allargando come è giusto la fascia di consumo
p.s. non mi va di "salvarmi" individualmente...se gli altri muoiono perchè mangiano schifezze io poi per chi cucino? ;-PPP

21/9/06 11:32 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Cara cuoca..quello che scrivi, chiarificando il tuo punto di vista merita una lunga riflessione. Racchiude in se tutta la semplicità del semplice. Da uomini e ragionando abbiamo articolato (artefatto?!) il nostro dire e fare dovendo venire a capo per noi stessi o per forza del nostro ragionare. Così la lenta evoluzione ci ha portato tecnologicamente a sviluppare idee nuove per fare prima (forse meglio) ed artefare. Bisognerebbe condannare tutta la storia passata per poter avere un biologico per tutti, risolvendo così i gravosi problemi che la produzione di massa intensificata oggi pone. E così il paradosso è che "la natura" - per dirla con Leopardi - troppo ragionata costa..e se costa. Io al momento non ho una soluzione.. e la semplicità che poni in atto col tuo dire la tengo stretta stretta perchè è vera e disarmante. Quello che posso fare è tentare di andare oltre e ragionarne con chi di dovere. Mi riservo perciò di rinviare (ma anche:conservare) questa discussione a nuovi sviluppi..a nuovi traguardi. Come già bene esprime il "continua" a fine articolo. Grazie e seguici sempre. Ste-

22/9/06 2:38 AM  
Anonymous Anonimo said...

cuocarossa: non sono un polemico, ma innesto brevemente...
il tuo ragionamento di base è giusto... perchè dovrebbe costare di più un prodotto che ha subito meno manipolazioni???
beh... perchè se ne produce di meno... (e con questo non indico una scelta di marketing o di mercato... ma il semplice fatto che i prodotti bio non sono poi così esteticamente perfetti come se li aspetterebbe chi compra i pomodori al super)
non utilizzare fertilizzanti chimici (costo basso) antiparassitari (ad ogni stadio della crescita, roba diversa) comporta un costo di produzione forse minore, ma una minore produzione, pure...
per cui se da un ettaro bio si ricava tot (da vendere) da un ettaro non bio si ricava tot+tot
questo il mio semplice pensiero
ciao!

26/9/06 7:30 PM  
Blogger Nikita said...

Ciao ragazzi! Sono passata per un saluto.
Beh, il vostro post e' di incredibile attualita'. Ormai il biologico e' un business che frutta miliardi, per cui tutti con il biologico e le losche conseguenze...ve lo dice una che sta in America ...
Ciao!

29/9/06 2:16 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Ciao Nikita. Grazie per esser passata. La situazione del biologico è molto delicata. Ne parleremo ancora e a brevissimo. Sono tante le cose da dire. Avremo poi un bell'articolo su di un viticoltore estremo-bio che ha un'azienda sull'Etna. Seguici sempre. Ste-

30/9/06 11:48 PM  
Blogger violacea said...

chi è questo viticoltore estremo-bio che ha un'azienda sull'Etna?
Il cantante dei Simply red???

10/10/06 5:10 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Ciao Violacea..no non è lui..- Ne parleremo a breve. Siamo sommersi dalle mail..ma tu seguici e lo scoprirai. :) Ste-

10/10/06 8:34 PM  

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