aglianico: il vino che macchia
il maiale è ubriaco, quindi trovandoci in terra campano-lucana il vino non può non essere che aglianico. la storia di questo vitigno indomito è scritta nei solchi rugosi delle mani dei viticoltori. quest'uva è il coraggio dei contadini. è la voglia dei vignaioli di non fermarsi mai di fronte a nulla: la fillossera, la guerra, il sisma, il metanolo...
non fermarsi. testa dura: ripartire e ricostruire!
l'origine di questo vitigno è antichissima. dalla Grecia giunge in Italia (per la precisione in Magna Grecia) nel VII secolo a.c. dapprima col nome di ellenikon (hellenico), sono poi i romani a ribattezzarlo vitis ellenica ed infine ellanico diventa aglianico in tempo di dominazione spagnola.
un vino che profuma di ricordi e memoria: l'antica Venosa, città di Orazio; le tante grotte scavate nel tufo a Barile; l'irpina "ferrovia del vino" che da Avellino portava in Puglia; la festa dell'uva di Solopaca a settembre; le antiche tradizioni del territorio cilentano.
quest'uva necessita di terreni vulcanici e argillosi, di zone collinari, di lunghe attese, ma è estremamente affascinante notare come le sfumature e le differenze da zona a zona possano diventare piacevoli elementi di sorpresa. è questa la ricchezza dell'aglianico: lo stesso vitigno, diversi terroir.
in Basilicata ad esempio è ancora molto diffusa l'abitudine al vino sfuso, se non addirittura al vino fatto in casa; nelle zone di Rapolla, Rionero, Melfi, Barile, Venosa, Ginestra può ancora capitare di imbattersi in piccolissimi produttori che col tradizionale metodo della rifermentazione in bottiglia producono spumante rosso da uve aglianico.
è su questo territorio, ricco di natura incontaminata (come ad esempio i meravigliosi laghi di Monticchio), che nasce l'unica DOC della regione: l'aglianico del vulture. aziende storiche come Paternoster, Cantina di Venosa, Cantine del Notaio e Basilisco, vini come il Macarico di Rino Botte, il Grifalco del toscano Fabrizio Piccin, il Masquito dell'avellinese Rocco Moscariello, rappresentano, seppur con le loro evidenti differenze, i picchi massimi dell'enologia in zona.
dalla lucania al taburno, con la sua DOC e l'estrema freschezza dell'aglianico beneventano e subito si pensa a Torrecuso, piccolo borgo medioevale, città del vino, prima in Europa ad aver vietato nel suo territorio l'uso dei trucioli. in rapida rassegna non si può non segnalare gli uomini del vino come Orazio e Libero Rillo di Fontanavecchia, il loro Grave Mora, la riserva Vigna Cataratte, il rosato o addirittura la grappa; aziende dai grossi numeri come la Cantina del Taburno con il potente Bue Apis (da un'antichissima vigna centenaria), il Fidelis e il Delius. ancora Mustilli a Sant'Agata dei Goti; Ocone, cent'anni di vino; e il giovane amico Pompeo Capobianco, dell'azienda agricola Caputalbus, a Ponte da seguire con molta attenzione.
da Benevento ad Avellino il passo è breve e tralasciando solo per il momento la DOCG Taurasi è bene soffermarsi sul Terra d'Eclano dell'azienda agricola Quintodecimo, vignaioli in Mirabella Eclano, del professore Luigi Moio. anno 2004 prima vendemmia: 5.600 bottiglie, 100 magnum, 20 doppio magnum. da comprare a scatola chiusa, una bottiglia da far evolvere nel tempo. una menzione speciale va agli amici di Ariano Irpino Cantine Giardino (Nude, Drogone, Le Fole) e poi ancora da Ariano ricordiamo il Pitatza (la pazienza di un geco) una piccola chicca, il regalo di Igor Grassi e Fortunato Sebastiano.
il tour prosegue con la zona salernitana: l'aglianico igt colli di Salerno 2004 di Mila Vuolo, solo 1.600 esemplari da vigne biologiche, siamo solo all'inizio, ma nel tempo ne sentiremo parlare spesso.
si finisce con l'impenetrabile aglianico del cilento, con i suoi tannini risolti: il Respiro di Rotolo, il Cenito di Maffini, e le grandi performance di De Conciliis quali il potentissimo Zero supercampano, il premiato Naima, il popolare Donnaluna e un grande passito (il Ra!).
continua...
non fermarsi. testa dura: ripartire e ricostruire!
l'origine di questo vitigno è antichissima. dalla Grecia giunge in Italia (per la precisione in Magna Grecia) nel VII secolo a.c. dapprima col nome di ellenikon (hellenico), sono poi i romani a ribattezzarlo vitis ellenica ed infine ellanico diventa aglianico in tempo di dominazione spagnola.
un vino che profuma di ricordi e memoria: l'antica Venosa, città di Orazio; le tante grotte scavate nel tufo a Barile; l'irpina "ferrovia del vino" che da Avellino portava in Puglia; la festa dell'uva di Solopaca a settembre; le antiche tradizioni del territorio cilentano.
quest'uva necessita di terreni vulcanici e argillosi, di zone collinari, di lunghe attese, ma è estremamente affascinante notare come le sfumature e le differenze da zona a zona possano diventare piacevoli elementi di sorpresa. è questa la ricchezza dell'aglianico: lo stesso vitigno, diversi terroir.
in Basilicata ad esempio è ancora molto diffusa l'abitudine al vino sfuso, se non addirittura al vino fatto in casa; nelle zone di Rapolla, Rionero, Melfi, Barile, Venosa, Ginestra può ancora capitare di imbattersi in piccolissimi produttori che col tradizionale metodo della rifermentazione in bottiglia producono spumante rosso da uve aglianico.
è su questo territorio, ricco di natura incontaminata (come ad esempio i meravigliosi laghi di Monticchio), che nasce l'unica DOC della regione: l'aglianico del vulture. aziende storiche come Paternoster, Cantina di Venosa, Cantine del Notaio e Basilisco, vini come il Macarico di Rino Botte, il Grifalco del toscano Fabrizio Piccin, il Masquito dell'avellinese Rocco Moscariello, rappresentano, seppur con le loro evidenti differenze, i picchi massimi dell'enologia in zona.
dalla lucania al taburno, con la sua DOC e l'estrema freschezza dell'aglianico beneventano e subito si pensa a Torrecuso, piccolo borgo medioevale, città del vino, prima in Europa ad aver vietato nel suo territorio l'uso dei trucioli. in rapida rassegna non si può non segnalare gli uomini del vino come Orazio e Libero Rillo di Fontanavecchia, il loro Grave Mora, la riserva Vigna Cataratte, il rosato o addirittura la grappa; aziende dai grossi numeri come la Cantina del Taburno con il potente Bue Apis (da un'antichissima vigna centenaria), il Fidelis e il Delius. ancora Mustilli a Sant'Agata dei Goti; Ocone, cent'anni di vino; e il giovane amico Pompeo Capobianco, dell'azienda agricola Caputalbus, a Ponte da seguire con molta attenzione.
da Benevento ad Avellino il passo è breve e tralasciando solo per il momento la DOCG Taurasi è bene soffermarsi sul Terra d'Eclano dell'azienda agricola Quintodecimo, vignaioli in Mirabella Eclano, del professore Luigi Moio. anno 2004 prima vendemmia: 5.600 bottiglie, 100 magnum, 20 doppio magnum. da comprare a scatola chiusa, una bottiglia da far evolvere nel tempo. una menzione speciale va agli amici di Ariano Irpino Cantine Giardino (Nude, Drogone, Le Fole) e poi ancora da Ariano ricordiamo il Pitatza (la pazienza di un geco) una piccola chicca, il regalo di Igor Grassi e Fortunato Sebastiano.
il tour prosegue con la zona salernitana: l'aglianico igt colli di Salerno 2004 di Mila Vuolo, solo 1.600 esemplari da vigne biologiche, siamo solo all'inizio, ma nel tempo ne sentiremo parlare spesso.
si finisce con l'impenetrabile aglianico del cilento, con i suoi tannini risolti: il Respiro di Rotolo, il Cenito di Maffini, e le grandi performance di De Conciliis quali il potentissimo Zero supercampano, il premiato Naima, il popolare Donnaluna e un grande passito (il Ra!).
continua...
8 Comments:
I diecimila ceppi per ettaro del Macarico di Rino Botte (e come altro si poteva chiamare??) sono il risultato della volontà e dell'amore, oltre che di competenza e bla bla bla. Un applauso a questa new entry del Maiale e a questo inizio molto promettente. Ste-
Aglianico del Vulture.... GRANDE!!!
bravo giaci. mo mi stappo un O C O N E.
La mia enoteca online (Bottega del Vulture ) è specializzata sul Aglianico del Vulture. Trovi ca. 20 diversi Aglianico del Vulture DOC (e anche spumente rosso) di 8 diverse cantine dalla zona 'classica': Barile, Rionero e Ginestra.
In più poi visitare anche il mio blog sul Aglianico: Aglianico Blog
un tappo che salta con Michele. un brindisi con i soci Re e Ste. un saluto agli anonimi vari!
il progetto della bottega on line dedicata al Vulture mi sembra davvero interessante; è fondamentale rendere reperibile anche all'estero i nostri prodotti di pregio. corro ad ordinare un Carteggio, Cantina Sociale del Vulture. lo proviamo.
continua a seguirci, a breve pubblichiamo il Taurasi.
Come sempre bravissimi! Vado subito a vedere questa enoteca online. Un aglianico fu testimone di una serata molto speciale con quel che allora era il mio boyfriend diventato poi mio marito. Un vino difficile da dimenticare.
Besos
Daniela
Besos! Beh, Daniela, è proprio vero che l'Aglianico non si dimentica. Nel tuo caso ancora di più. Ste-
impossibile dimenticarlo, del resto è dentro di noi no?
ciao Daniela
saluti
Posta un commento
<< Home