il Foro dei Baroni: piatti da poster e sapori in definizione...
Dopo tanta astinenza finalmente si riesce a riorganizzare una bella trasferta mangereccia, destinazione Puglianello (circa 60 km da Napoli). Ho letto e sentito parlare tanto di questo giovane chef campano cresciuto alla scuola di Antonello Colonna ma non sono mai riuscito ad assaggiare i suoi piatti. Alle 21 e 30 siamo seduti al tavolo, locale piccolo e carino, rustico ma curato nei dettagli, in particolare ci piace il centrotavola: un barattolo di vetro da conserva usato come portacandele. Iniziamo, come di consueto, chiedendo al maitre se possiamo torturare lo chef ordinando sempre (o quasi) quattro piatti diversi. Ci risponde che non ci sono problemi. Ottimo, la nostra tecnica-del-kibbutz ci permette di assaggiare tutto!
Come appetizer ci viene offerta una buona birra artigianale di Faicchio ad accompagnare una tempura di faraona su crema di cicerchie e pinoli. La preparazione non mi convince del tutto, a mio avviso i sapori sono un po’ troppo slegati fra loro. Al tavolo vengono portati pani e grissini fatti dal cuoco molto buoni, tra questi mi ha colpito un pane ai broccoli.
Arrivano gli antipasti: Peperone arrostito con farcia al profumo di pistacchi e mozzarella di bufala, cremoso di topinambur, salsa all’aceto balsamico; Ghiacciata di zucchine con olio alla menta, millefoglie di mais con morbido di caprino; Crema di fegato di pollo con cipolla in tempura, maionese al curry e salsa di rafano e xerès; Prosciutto cotto di tacchino in pasta bignè, insalatina di erbe, maionese al wasabi. Devo premettere che ho molti pregiudizi verso i piatti con nomi troppo lunghi e complicati, qui ho apprezzato la volontà dello chef di sperimentare e giocare con tanti ingredienti diversi ed anche insoliti. Tutti i piatti sono una rielaborazione di piatti tradizionali: peperone ripieno, zucchine alla scapece, fegato con cipolle e panino al prosciutto. L’antipasto eletto vincitore è il peperone, quello meno convincente la ghiacciata di zucchine (ma confesso la mia cordiale antipatia verso la menta). Molto buona la maionese al wasabi che accompagna il prosciutto di tacchino.
I primi sono: Cannoli di melanzana, la sua polpa affumicata, agretto di pomodoro, limone candito; Orecchiette con genovese di manzo in foglie di vite, salsa di scamorza; Paccheri con polpa di coniglio al vapore, salsa di salsiccia, rucola croccante. Ancora una volta la scelta di Manuela è quella vincente: le orecchiette sono davvero ottime, una genovese sui generis, ma densa ed equilibrata. Con gli antipasti ed i primi optiamo per il Solopaca bianco 2006 di Santimartini, ci manteniamo locali con un vino che risulta molto più complesso e interessante del previsto.
Si passa ben presto ai secondi: Coscio di faraona con patate, olive nere e liquirizia, pomodorini caramellati, ghiacciata di fagiolini (molto buona la carne); Stinco di vitello con emulsione di verdure, flan di cime di rapa, salsa Geje, mostarda di barbabietola con animelle in tempura (il secondo meno convincente); Cinghiale in croccante di pomodoro caramellato e mozzarella di bufala, insalata ripassata e rambutan. Per me, appassionato di selvaggina, l’impasto di pomodoro e mozzarella copriva eccessivamente il sapore del cinghiale, ma nel complesso il piatto era molto piacevole. Assaggiando i secondi piatti ho avuto la netta sensazione che lo chef si sia più concentrato sulla particolarità e spettacolarità delle preparazioni piuttosto che sul sapore finale del piatto. La ghiacciata di fagiolini, servita separatamente in un mini bicchiere, non aggiungeva nulla alla ben cucinata faraona. Così come il rambutan, a mio giudizio, non conferiva alcun valore in più al cinghiale. Per non farci mancare nulla, dal carrello dei formaggi scegliamo un pecorino di Faicchio, uno di Moliterno (ottimo), uno di pecora Laticauda e una ricotta della stessa razza. Con i secondi ed i formaggi beviamo un piedirosso in purezza locale (Kerres 2005, azienda i Pentri) che pur molto giovane mostra un bell’insieme di aromi primari e secondari ed al palato risulta piacevole ed equilibrato.
Nonostante la sazietà non possiamo esimerci dal provare i dessert: Babà al profumo di mela annurca, gelato al pepe nero e coriandolo; Spuma di patata caramellata, gelèe di aceto balsamico; Tortino ai cioccolati; Caprese (pomodori e latte di bufala!) al cioccolato. Qui il giudizio è unanime: ma dove è finito il dolce? Ad eccezione del tortino ai cioccolati le altre tre preparazioni tendevano nettamente al salato. Piccola pasticceria e ottimi vini da dessert al bicchiere per consolarci dalla delusione di non aver potuto concludere la serata facendo due chiacchiere con lo chef.
All’una passata, in macchina, piuttosto stanchi ed assonnati, ci chiediamo: torneremo a mangiare a Puglianello? Forse.
Riepilogo conto: (€ 276 x 4 persone | € 70 a persona)
4 Antipasti: € 47
4 Primi: € 46
4 Secondi: € 67
1 piatto di formaggi: € 8,5
4 Dessert: € 43
Vini: € 65
Santimartini, Solopaca Bianco € 16
I Pentri, Kerres Piedirosso € 21
4 bicchieri di vino da dessert € 18
1 bicchiere di rum € 10
il Foro dei Baroni
Piazza Chiesa
83050 Puglianello (BN) Italy
tel 0824 946033
Aperto solo la sera, anche a pranzo sabato e vestiti,
lunedì chiuso.
www.ilforodeibaroni.it
Riccardo Vecchio
Come appetizer ci viene offerta una buona birra artigianale di Faicchio ad accompagnare una tempura di faraona su crema di cicerchie e pinoli. La preparazione non mi convince del tutto, a mio avviso i sapori sono un po’ troppo slegati fra loro. Al tavolo vengono portati pani e grissini fatti dal cuoco molto buoni, tra questi mi ha colpito un pane ai broccoli.
Arrivano gli antipasti: Peperone arrostito con farcia al profumo di pistacchi e mozzarella di bufala, cremoso di topinambur, salsa all’aceto balsamico; Ghiacciata di zucchine con olio alla menta, millefoglie di mais con morbido di caprino; Crema di fegato di pollo con cipolla in tempura, maionese al curry e salsa di rafano e xerès; Prosciutto cotto di tacchino in pasta bignè, insalatina di erbe, maionese al wasabi. Devo premettere che ho molti pregiudizi verso i piatti con nomi troppo lunghi e complicati, qui ho apprezzato la volontà dello chef di sperimentare e giocare con tanti ingredienti diversi ed anche insoliti. Tutti i piatti sono una rielaborazione di piatti tradizionali: peperone ripieno, zucchine alla scapece, fegato con cipolle e panino al prosciutto. L’antipasto eletto vincitore è il peperone, quello meno convincente la ghiacciata di zucchine (ma confesso la mia cordiale antipatia verso la menta). Molto buona la maionese al wasabi che accompagna il prosciutto di tacchino.
I primi sono: Cannoli di melanzana, la sua polpa affumicata, agretto di pomodoro, limone candito; Orecchiette con genovese di manzo in foglie di vite, salsa di scamorza; Paccheri con polpa di coniglio al vapore, salsa di salsiccia, rucola croccante. Ancora una volta la scelta di Manuela è quella vincente: le orecchiette sono davvero ottime, una genovese sui generis, ma densa ed equilibrata. Con gli antipasti ed i primi optiamo per il Solopaca bianco 2006 di Santimartini, ci manteniamo locali con un vino che risulta molto più complesso e interessante del previsto.
Si passa ben presto ai secondi: Coscio di faraona con patate, olive nere e liquirizia, pomodorini caramellati, ghiacciata di fagiolini (molto buona la carne); Stinco di vitello con emulsione di verdure, flan di cime di rapa, salsa Geje, mostarda di barbabietola con animelle in tempura (il secondo meno convincente); Cinghiale in croccante di pomodoro caramellato e mozzarella di bufala, insalata ripassata e rambutan. Per me, appassionato di selvaggina, l’impasto di pomodoro e mozzarella copriva eccessivamente il sapore del cinghiale, ma nel complesso il piatto era molto piacevole. Assaggiando i secondi piatti ho avuto la netta sensazione che lo chef si sia più concentrato sulla particolarità e spettacolarità delle preparazioni piuttosto che sul sapore finale del piatto. La ghiacciata di fagiolini, servita separatamente in un mini bicchiere, non aggiungeva nulla alla ben cucinata faraona. Così come il rambutan, a mio giudizio, non conferiva alcun valore in più al cinghiale. Per non farci mancare nulla, dal carrello dei formaggi scegliamo un pecorino di Faicchio, uno di Moliterno (ottimo), uno di pecora Laticauda e una ricotta della stessa razza. Con i secondi ed i formaggi beviamo un piedirosso in purezza locale (Kerres 2005, azienda i Pentri) che pur molto giovane mostra un bell’insieme di aromi primari e secondari ed al palato risulta piacevole ed equilibrato.
Nonostante la sazietà non possiamo esimerci dal provare i dessert: Babà al profumo di mela annurca, gelato al pepe nero e coriandolo; Spuma di patata caramellata, gelèe di aceto balsamico; Tortino ai cioccolati; Caprese (pomodori e latte di bufala!) al cioccolato. Qui il giudizio è unanime: ma dove è finito il dolce? Ad eccezione del tortino ai cioccolati le altre tre preparazioni tendevano nettamente al salato. Piccola pasticceria e ottimi vini da dessert al bicchiere per consolarci dalla delusione di non aver potuto concludere la serata facendo due chiacchiere con lo chef.
All’una passata, in macchina, piuttosto stanchi ed assonnati, ci chiediamo: torneremo a mangiare a Puglianello? Forse.
Riepilogo conto: (€ 276 x 4 persone | € 70 a persona)
4 Antipasti: € 47
4 Primi: € 46
4 Secondi: € 67
1 piatto di formaggi: € 8,5
4 Dessert: € 43
Vini: € 65
Santimartini, Solopaca Bianco € 16
I Pentri, Kerres Piedirosso € 21
4 bicchieri di vino da dessert € 18
1 bicchiere di rum € 10
il Foro dei Baroni
Piazza Chiesa
83050 Puglianello (BN) Italy
tel 0824 946033
Aperto solo la sera, anche a pranzo sabato e vestiti,
lunedì chiuso.
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Riccardo Vecchio
Etichette: Antonello Colonna, Benevento, il foro dei baroni, Riccardo Vecchio
4 Comments:
Subito compresi che sarebbe successo qualcosa.I due si guardavano attraverso il tavolo,con occhi senza espressione,come pesci in un acquario.Lei era arrivata per prima:era una donna enorme nero-vestita,certo una vedova.Nelle mense popolari da sessanta lire dove mangio io,viene anche questa specie di gente.La donna doveva essere ricca;seduta occupava un lato del tavolo e andava tirando fuori dalla sua borsa pani bianchi,frutti,formaggi male involti in carta,e ne invadeva la tovaglia.Intanto,macchinalmente,con le dita orlate di nero,andava piluccando chicchi d'uva,pezzetti di pane,e li portava alla bocca dove sparivano in un mastichìo sommesso.Fu allora che lui s'avvicinò,vide la sedia libera con davanti un angolo di tovaglia ancora sgombro.Subito,a vederlo,si provava disagio per lui,per quella beneducazione che traspariva da ogni suo gesto.Era di sicuro un nobile decaduto,piovuto tutt'a un tratto da un mondo di complimenti e inchini in un mondo di spintoni e di pugni nei fianchi,senza aver capito nulla,continuando a fare inchini tra la folla della mensa popolare come in un ricevimento a corte.La donna larga e bassa,con grandi mani poggiate sulla tovaglia come zampe di granchio;il vecchietto seduto in cima alla sedia,coi gomiti stretti ai fianchi.La gran vedova ebbe un sorriso agli angoli della bocca,guernita da una peluria da insetto,senza quasi muovere i muscoli del volto,unsorriso inghiottito,da ventriloquo. -Vino,- disse alla cameriera che passava.Il vecchio inguantato a quella parola battè gli occhi:il vino doveva piacergli,le vene in cima al naso testimoniavano bevute lunghe e attente,da buongustaio.Ma da tempo doveva aver rinunciato al bere.Ora la gran vedova inzuppava pezzi di pane bianco in un bicchiere di vino e masticava,masticava.Al vecchio coi guanti alle volte dovevano prendere degli attacchi di vergogna,come stesse corteggiando una donna e temesse di farsi vedere avaro. -Vino anche a me!- disse.Poi,subito,si pentì d'averlo detto,pensò che forse avrebbe dato fondo alla sua pensione prima della fine del mese e avrebbe dovuto digiunare per giorni e giorni incappottato nel freddo della sua soffitta.Già il vecchio era quasi cinto d'assedio dalle cibarie della vedova nei cartocci sparsi per il tavolo:confinato in un angolo con la sua minestra scipita e i due panini smilzi della tessera.Fece per tirarli ancora indietro,i suoi panini,come per paura che si smarrissero nel campo nemico,ma per una mossa falsa della mano inguantata e rattrappita,urtò un pezzo di formagio che cascò per terra.La vedova era enorme davanti a lui:ghignava. -Mi scusi... mi scusi...- disse l'inguantato.La vedova lo guardava come si guarda un nuovo animale;non rispose. (Ecco, -pensavo io- adesso lui grida:Basta!e strappa la tovaglia!)Si chinò,invece,fece dei goffi movimenti sotto il tavolo per cercare il formaggio.La gran vedova stette un pò a guardarlo,poi,quasi senza muoversi,calò una delle sue zampe enormi verso terra,tirò su il pezzo di formaggio,lo nettò,l'avvicinò alla sua bocca da insetto,l'inghiotti prima ancora che il vecchio coi guanti fosse riemerso.Finalmente egli si rialzò,dolorante per lo sforzo,rosso di confusione,col cappello storto e il filo dell'apparecchio acustico di sghimbescio.Sembrava non trovasse il modo di consolarsi della brutta figura ch'era convinto d'aver fatto.E gli prese la voglia di parlare,di discorrere su qualsiasi cosa,pur di dissipare quell'atmosfera di disagio. -Quel formaggio...-disse. -Davvero un peccato...Mi dispiace...- e la gran vedova -Me ne importa assai, -disse- A Castel Brandone ne ho delle forme così di quel formaggio,- e fece un gesto.Ma non fu l'ampiezza del gesto che impressionò il vecchio inguantato. -Castel Brandone? -disse e i suoi occhi luccicavano. -Io fui a Castel Brandone da sottotenente! Nel '95:per i tiri. La vedova non ghignava più soltanto:rideva.Rideva e si voltava intorno per vedere se anchi gli altri avventori avevano notato quant'era ridicolo quell'uomo.La gran vedova guardò l'orologio,ordinò un piatto di fegato e riprese a mangiare in fretta,senza dargli ascolto.Il vecchio capì che stava parlando solo per sé,ma non smise:avrebbe fatto brutta figura a smettere,doveva terminare il racconto incominciato. -Sua Maestà entrò nel salone tutto illuminato, -continuò con le lacrime agli occhi. - E da una parte c'erano le dame in abito da sera che facevano l'inchino e dall'altra tutti noi ufficiali sull'attenti.E il Re si avvicinò a me...e mi chiese: E lei,tenente?. E io sull'attenti:Sottotenente Clermont De Fronges,maestà...La gran vedova aveva finito di mangiare e s'era alzata.Ora stava frugando nella sua borsa posata sull'altra sedia.Stava chinata e al disopra del tavolo le si vedeva solo il sedere,un enorme sedere di donna grassa,coperto di stoffa nera.Il vecchio Clermont De Fronges aveva di fronte a sé questo grande sedere che si muoveva.Continuava a raccontare trasfigurato in volto: -...Tutta la sala con i lampadari accesi e le specchiere...E il re che mi strinse la mano.Bravo,Clermont De Fronges,mi disse...E tutte le signore intorno in abito da sera...
"Visti alla mensa" (estratto) I.C. 1949
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