Note in Pasta: quante arie per i maccheroni!
Je songo nu pezzente senza casa e senza niente, me vennesse dduie cazune pe nu piatto de maccarune.
I Maccheroni, Tarantella di Pompei - 1865
Circa 3 mesi fa, poco prima dell’estate o in prossimità di essa, ricevemmo una mail con una serie di aggiornamenti circa il lavoro – appassionante, dirò da adesso – del Museo di Pulcinella di Acerra, il Centro di Cultura “Acerra nostra” Onlus e il Civico Complesso Bandistico “Giovan Battista Pinna”. Detto così suona bene ma è poco, più che altro c’è discreta messa a fuoco. Ma andiamo con ordine. A scriverci fu Tommaso Esposito, direttore del Museo di Pulcinella, persona colta e simpaticissima, che ci informava di un progetto interessantissimo ai fini del recupero della memoria, e cioè Note in Pasta – Quante arie per i maccheroni. Ce ne spedì subito una copia, la ricevetti io, e notando la mole del lavoro decisi che dovevo occuparmene per bene, così tenni in caldo per dopo l’estate – fino a quando avessi potuto tenere un momento di tranquillità – e da allora eccoci qua, a raccontarvi una storia che ha origini lontane e che è tutta a base di maccheroni. Note in Pasta è un disco, innanzitutto, suonato dal Civico complesso Bandistico “Giovan Battista Pinna” di Acerra e diretto dal giovane e brillante Egidio Napolitano. Sono nove tracce che gravitano tutte intorno ad una serie di indizi, appunti, annotazioni e conservatori di musica (N.d.T.) e che, composte tutte tra la metà del 1700 e la fine del 1800, hanno lo scopo e il pregio di raccontare (ed insieme ri-cordare) il gusto attraverso la parola, la musica ed il canto. E’ il gusto del maccarone, diffuso da Napoli all’Europa sulla scia del commercio dei maccaronari. Sono arie che per cento anni non si sono più cantate e che sono state riprese donando loro linfa nuova attraverso nuove sonorità. L’impianto culturale al quale tutto il lavoro afferisce, inutile dirlo, è profondo, radicato nella storia; un melting pot di credenze, miti e riti che, come sappiamo, hanno fondato e ancora fondano la napoletanità. E noi, se ricordate ne parlammo qui e qui, per arrivare a Pulcinella “inventor dei maccheroni”. Le maschere, le gioie, la seduzione, l’eros, le ossessioni eterne, si legge nel testo del fitto libricino che accompagna il disco, distinguono ed unificano il rapporto cibo – parola e cibo – musica in una serie di relazioni che incoronano il cibo come simbolo centrale dell’esistenza, poi della felicità e del benessere. Ancora una volta ci piace soffermarci su quanta cultura il meridione di Italia ha dedicato al cibo. Perché esso è ovunque, nella presenza come nell’assenza. Nei gesti e antichi rituali, quasi nel cervello, nelle idee, nella pacificazione e la serenità. Il maccherone si erge a simbolo di tutto questo; attraverso cantori dimenticati, da Giovan Battista Martini al cantante lirico Venceslao Agretti, da anonimi cantori popolari a noti musicisti come Dacci e Vincenzo Mela. Il maccarone è poesia, poesia della vita e della morte, cui si lega strettamente e parimenti alla vita, come napoletanità insegna da quando la città fu fondata. Un complesso métissage culturale che egregiamente viene fuori da questa pubblicazione. Come l’importanza del banchetto, e della musica presente in esso. Musica creata apposta e di sottofondo, o da cantare negli intervalli del convivio. Altro aspetto caratterizzante ed importantissimo è la fame, quella vera, quella dei viandanti e i malnutriti che affollavano le strade e i contadi del meridione e che il maccherone seppe placare e risolvere data la sua esagerata produzione e diffusione già a partire dal 1600, oltrechè la possibilità d’esser conservabile per gran parte dell’anno. In Note in pasta c’è tutto questo, tra parole e musica, fino anche al blasonatissimo Artusi. Piacere dell’udito, del palato, dell’occhio e dell’olfatto. Non posso non ricordare che il Museo di Pulcinella è inserito nell’elenco delle Fattorie Didattiche della Regione Campania e che questa iniziativa gode del Patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura ed alle Attività Produttive della Regione. Per saperne di più acquistate (ve lo consiglio davvero!) online il disco e sperimentate le ricette raccontate nel bel libercolo posto al suo interno. Noi lo abbiamo fatto per voi e ne potrete godere lunedì, quando la settimana non potrà cominciare meglio se non con un bel piatto di maccheroni.
Stefano Tripodi
Etichette: Acerra, maccheroni, Museo di Pulcinella, napoletanità, Note in Pasta, recensioni
3 Comments:
complimenti gran articolo sembra facile parlare di pulcinella! e maccheroni se ti và passa mio blog cè unpost appunto come lo vedo io e più lo studio ...... e più enigma resta e cosi deve essere complimenti per le foto inserite, x a mio parere hai costituito una notevole ricerca buon fine settimana
Entusiasmante! Il valore di quest'opera sembra essere molto alto. Vedi quante cose si imparano, io napoletana non ne ero a conoscenza. Complimenti e grazie per questa chicca.
… vi leggo sorridendo
e quando passo di qui sento l'aria di casa…
sarà banale ma poi chissenefrega
abbracci caldi di vesuvio
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