La Ciambella al mosto dei Castelli
Ci sono momenti nella vita in cui pensi di essere la persona più fortunata del mondo e succede nel momento in cui inizi ad apprezzare la natura del posto in cui sei nato e cresciuto. Le tradizioni iniziano ad assumere un significato profondo, s’impossessano di te e arrivano a toccare le radici profonde della tua esistenza. I sapori e gli odori si mescolano ai ricordi e nasce l’amore e l’attaccamento a tutto ciò che è memoria e costume.
Capita poi, a persone come me, di avere diverse origini e di ritrovarsi come divisa tra distinte tradizioni che cambiano anche radicalmente tra loro ma che hanno come base comune l’amore per la terra per i suoi frutti e la sapiente parsimonia dei suoi prodotti.
Il prodotto di cui voglio parlare oggi ne è un chiaro esempio: sa di terra, di lavoro umile e duro, di vino, di autunno, di storia contadina.
In questo mese infatti, il Lazio è un pullulare di sagre di ogni genere, ognuna sulle prelibatezze di stagione. Tra tutte, la Sagra dell’Uva a Marino, in provincia di Roma.
Il profumo del mosto che aleggia per le strade e l’espressione felice dei contadini che vanno avanti e indietro con i trattori traboccanti di uva pronta per la spremitura ha un che di commovente. Perché andare “a svinà” non è solo una festa. E’ un rito quasi sacro. Tutto quello che viene prodotto va assolutamente riutilizzato. Perché e nella tradizione non buttare nulla di quello che la terra generosamente offre, soprattutto quando si tratta di vino. Un po’ come la storia del maiale, di cui non si butta mai via nulla.
E’ qui che nasce la ciambella al mosto. Quando il vino il contadino lo teneva un po’ per se e tanto ne era costretto a vendere, per ripagare i debiti contratti durante l’anno in bottega e per andare avanti fino alla vendemmia successiva.
Questa è la storia di mio nonno e di mille altri contadini.
E questa è la ricetta delle formidabili ciambelle di mia nonna, quando di mosto ce n’era davvero tanto da inebriare i sensi di tutto il paese.
Ne esistono due versioni, una morbida e l’altra “a biscotto” (che altro non è che la classica ciambella al vino). La versione morbida prevede l’uso dell’anice in semi e dell’uvetta e ha gusto e fragranza completamente diversa dalla sua sorella “dura”.
Capita poi, a persone come me, di avere diverse origini e di ritrovarsi come divisa tra distinte tradizioni che cambiano anche radicalmente tra loro ma che hanno come base comune l’amore per la terra per i suoi frutti e la sapiente parsimonia dei suoi prodotti.
Il prodotto di cui voglio parlare oggi ne è un chiaro esempio: sa di terra, di lavoro umile e duro, di vino, di autunno, di storia contadina.
In questo mese infatti, il Lazio è un pullulare di sagre di ogni genere, ognuna sulle prelibatezze di stagione. Tra tutte, la Sagra dell’Uva a Marino, in provincia di Roma.
Il profumo del mosto che aleggia per le strade e l’espressione felice dei contadini che vanno avanti e indietro con i trattori traboccanti di uva pronta per la spremitura ha un che di commovente. Perché andare “a svinà” non è solo una festa. E’ un rito quasi sacro. Tutto quello che viene prodotto va assolutamente riutilizzato. Perché e nella tradizione non buttare nulla di quello che la terra generosamente offre, soprattutto quando si tratta di vino. Un po’ come la storia del maiale, di cui non si butta mai via nulla.
E’ qui che nasce la ciambella al mosto. Quando il vino il contadino lo teneva un po’ per se e tanto ne era costretto a vendere, per ripagare i debiti contratti durante l’anno in bottega e per andare avanti fino alla vendemmia successiva.
Questa è la storia di mio nonno e di mille altri contadini.
E questa è la ricetta delle formidabili ciambelle di mia nonna, quando di mosto ce n’era davvero tanto da inebriare i sensi di tutto il paese.
Ne esistono due versioni, una morbida e l’altra “a biscotto” (che altro non è che la classica ciambella al vino). La versione morbida prevede l’uso dell’anice in semi e dell’uvetta e ha gusto e fragranza completamente diversa dalla sua sorella “dura”.
Ingredienti (versione morbida)
700 gr di farina 00
mezzo bicchiere di olio evo
due cucchiai di zucchero
1 panetto di lievito di birra
sale
mosto d’uva fresco di spremitura (quanto basta per avere un impasto morbido ed elastico)
mezzo bicchiere di olio evo
due cucchiai di zucchero
1 panetto di lievito di birra
sale
mosto d’uva fresco di spremitura (quanto basta per avere un impasto morbido ed elastico)
Mettere la farina a fontana e scavare un pozzo. sbriciolare il lievito e aggiungere un cuchciaio di acqua tiepida. aggiungere poca farina e lasciare lievitare per mezz’ora. Aggiungere l’olio, lo zucchero, il mosto ed impastare. Aggiungere il sale. Aggiungere l’uvetta (precedentemente ammorbidita) e i semi di anice.
Lasciare lievitare finché non raddoppia al riparo da correnti.
Riprendere l’impasto e formare le ciambelle.
Cuocere in forno a 200° per 20 minuti, Attenzione perché coloriscono in fretta.
Le originali ciambelle al mosto sono distinte dal marchio del Consorzio di Tutela di Marino. Si possono degustare alla sagra delle ciambelle al mosto domenica 21 ottobre 2007 a Marino (RM).
Lasciare lievitare finché non raddoppia al riparo da correnti.
Riprendere l’impasto e formare le ciambelle.
Cuocere in forno a 200° per 20 minuti, Attenzione perché coloriscono in fretta.
Le originali ciambelle al mosto sono distinte dal marchio del Consorzio di Tutela di Marino. Si possono degustare alla sagra delle ciambelle al mosto domenica 21 ottobre 2007 a Marino (RM).
Marika
Etichette: Castelli Romani, ciambelle, dolci, Marino, mosto, sagra, uva
5 Comments:
Sembrano proprio ottime!
cara Marika, leggo con attenzione e condivido queste tue belle parole. Anch'io, ho un doppia origine (Lombardo-veneta) e questo per quanto mi riguarda è sempre stato un vantaggio, al punto che, se potessi scegliere (le origini), mi piacerebbe averne una decina, ed amarle tutte.
Le ciambelle col mosto, sono conosciute anche dalle mie parti, si facevano in occasione della vendemmia, ora sono cadute nel dimenticatoio...peccato.
ciao.
I dolci tipici del lazio sono modesti, ma le ciambelle, nella loro semplicità sono una delle cose più buone che ci siano!
Michelangelo
http://micheblog.wordpress.com
ma pure io origini venete, e non sei la prima che me le nomina, solo che io le ciambelle col mosto non le conoscevo.. devo andare indietro nelle mie origini e capire...
mi piacciono moltissimo! Grazie della ricetta.
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