sabato, dicembre 13

Jamie's Italian - quando il Made in Italy fa la differenza

Salve a tutti! Tanto che non buttavo giú due righe e calcavo il pavimento di questa stanza virtuale. Peccato, dispiace perché questo come sapete é ormai da anni un diario di cucina e di vita, un filo diretto con le mie passioni, una finestra che con discrezione si dischiude nella vita di tutti voi cogliendone momenti e sensazioni irripetibili. Ma é piú dura di quanto avessi pensato stare al passo e mantenere in vita una serie di progetti che richiedono attenzioni costanti (e qui ci metto pure il mio amato maiale). Una buona notizia peró, frutto pure della mia assenza in questo periodo, e' che finalmente ho una cucina nuova...anzi, ho una cucina! Si perché da un pó di anni a questa parte non sono stato fortunato a riguardo e in tutte le mie dimore ho dovuto combattere con spazi angusti e attrezzatura carente, forni poco propensi al lavoro prolungato, "non-cucine" anni 70 che ce l'hanno messa tutta per regalarmi un sorriso, ma proprio non erano all'altezza. Non se ne poteva piú. Naturalmente i lavori in corso ed una vita lavorativa parecchio intensa mi hanno spinto a cercare ristoro altrove e le trattorie locali mi hanno fatto da seconda casa. Ore 20.00, giornale alla mano, immancabile calice di vino rosso, uno sguardo in cucina e pure una mano a servire i clienti dal banco, sono entrato a pieno ritmo nella semplice realtá dello Yew Tree, un remoto pub di campagna non distante da casa mia. Ma questa é un'altra storia. Oggi volevo parlarvi di un esperimento andato in porto, di un giovane cuoco, Jamie Oliver, che in questi ultimi anni é riuscito non solo a mettere su un piccolo impero, ma sopratutto ha contribuito alla costruzione di un nuovo modello culturale e culinario in una realtá che stentava a carpire la bellezza e l'importanza della bella cucina. Attraverso la riscoperta valori e gesti di una volta, degli ingredienti semplici e genuini della propria terra e sopratutto un approccio moderno e spregiudicato, Jamie Oliver ha saputo avvicinare ai fornelli gente di ogni etá e posizione sociale, sopratutto giovani. Insomma il ragazzo, per chi da queste parti di cucina é veramente appassionato, é diventato un mito, un esempio di cui seguire attentamente le orme. Il suo modello peró Jamie lo ha costruito tenendo in mente un mondo ben preciso, quello della cucina regionale italiana. Sono anni infatti che ne imita ( a volte in modo grottesco) ogni aspetto e malgrado l'approccio sperimentale tutto "anglosassone" credo sia riuscito a comunicarne l'essenza.

Nei sui ristoranti, Jamie's Italian appunto, si respira un' atmosfera di casa; il profumo del caffé inebria le stanze, gli insaccati sono appesi al soffitto, le dispense a vista mettono in mostra ogni ben di Dio dalle conserve alla farina, dai pelati al vino ed all'ingresso, seduto su una seggiola, ci trovi un giovane cameriere che raccoglie la pasta appena fatta in ampi vassoi di legno. Tra i piatti quelli tipici regionali delle nostre domeniche, quelli che mamma preparava con cura di buon mattino, mentre il babbo era fuori a comprare dolci e quotidiano ed io, ingenuo, mangiavo a stento la mia zuppa di latte; figuratevi che sul menu ci ho trovato pure un dolce classico del ristorantone di paese: gelato alla crema affogato al caffé (servito in piccole tazze da colazione tipo Coppa del Nonno). Insomma una vera trattoria, una di quelle locande pane e vino che trovi nelle viuzze di antichi borhi italiani e che Mario Soldati ricordava nostalgico nei sui testi, solo che qui siamo ad Oxford, Kingston e Bath. Complimenti ad Oliver quindi e una pacca sulla spalla a tutti noi, orgogliosi portabandiera dell'inossidabile Made in Italy. Questo é quanto gentili lettori, ora scappo a fare la spesa e i regali di Natale. Alla prossima!

Remo Morretta

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6 Comments:

Blogger Elena Bruno said...

:-) Questa sera eravamo a casa di amici, e facendo zapping abbiamo visto una trasmissione di Jamie. Mi è venuto da sorridere perchè questa mattina ho scritto un post di ricordi sulla pasta fresca, e questa sera lui, inglese giovanissimo, che spiega i tempi di riposo della pasta, che usa alla velocità della luce l'Imperia ... Abbiamo un patrimonio di conoscenze prezioso e a volte non ci rendiamo conto!

13/12/08 11:26 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

E menomale che c'è Remo a riempire i vuoti miei..e con splendidi post. Oliver va anche visto a teatro dico io, nei suoi spettacoli in cui coinvolge le persone e va ricordato per la campagna portata avanti nelle cucine delle scuole inglesi, dove ha insegnato una cucina sana contro i cibi precotti e ricchi di conservanti. Io credo che il merito sia tutto da scoprire nella volontà di educare ad una cucina semplice e sana. E soprattutto far rendere conto che con poco si può ottenere davvero tanto. Un abbraccio Re, pochi giorni ci separano. Ste-

14/12/08 4:13 PM  
Blogger Gianpaolo Paglia said...

ma Jamie Oliver è diventato recentemente molto famoso, lo era già prima ma non così, perchè ha fatto una campagna per il cibo nelle scuole inglesi. Le scuole sono un orgoglio degli inglesi, e scoprire come ha fatto Jamie che per un pasto si spendono in media 68 pennies, ha destato scalpore e ha incentivato una revisione critica del sistema. Oltre che aver provocato cadute di teste, polemiche sui giornali, imbarazzo per gli amministratori.
Ora e' andato oltre. La sua frontiera è quella di portare la cultura del cibo e della cucina in posti talmente indietro culturalmente da non credere che esistano in un paese come l'Inghilterra. Jamie ha fatto una trasmissione in questo paese del Nord Inghilterra, tra le zone piu' povere, dove c'e' la maggiore concentrazione di disordini alimentari. Ci sono persone che non hanno mai cucinato un pasto in vita loro e vanno avanti a Mars, patatine, e simili. Parimenti e' andato nelle mense aziendali, quelle con centinaia di persone, dove ha dimostrato che cucinare meglio si puo' con poca spesa e che questo contribuisce al benessere dei dipendenti ed in ultima analisi dell'azienda.
Queste trasmissioni lo hanno reso estremamente popolare, e anche giustamente.
Volevo andare l'altro giorno in un suo ristorante a Bath, ma c'era la fila e non sono andato. Riprovero'.
Per quanto riguarda l'affogato al caffe' sono rimasto anch'io sorpreso quando l'altra sera l'ho trovato nel menu' di una pizzeria italiana, di emigrati di 50 anni fa, in un paesino del Somerset. Evidentemente e' un must della cucina italiana in UK!

14/12/08 6:03 PM  
Blogger Günther said...

jamie è riuscito dove molti altri hanno fallito italiani compresi, può essere discutibile ma le sua capacità di comunicazione no

16/12/08 2:05 PM  
Anonymous Anonimo said...

Un posti molto istruttivo, grazie

17/12/08 8:26 AM  
Blogger desperate.viz said...

Complimenti per il blog e naturalmente fantastico Jamie

vivo all'estero da vari anni (Galles e Inghilterra comprese, ora sono in Portogallo) e ho visto come le persone si sono appassionate alla cucina grazie ai programmi di Jamie Oliver e spesso mi hanno chiesto "ma tu sai cucinare quelle cose???"

i portoghesi in particolare non utilizzano molte varietà di verdura e spesso, grazie a una puntata del Naked Chef in replica sul satellite, ho avuto la scusa per provare cose nuove "che ne dite di un risottino di zucca?"

se non vi dispiace, vi metto nei miei link, ho un blog anche io, poco pretenzioso ma -spero- piacevole, se vi va, fate pure lo stesso! ;)

3/1/09 2:27 PM  

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