lunedì, giugno 4

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Stefano Antonucci Riserva 2004, Santa Barbara

Eccomi, pronto, per servirvi.
Se a Remo è toccato cucinarvi il suo bel piatto, a me, volentieri, tocca consigliarvi il giusto vino da abbinargli. E ammirando i colori di questo risotto dal verde splendente dei piselli, subito per corrispondenza cromatica penso al Verduzzo Friulano, alla Verdeca Pugliese, ma soprattutto al VerdicchioMarchigiano. Il Verdicchio dei castelli di Jesi, il “Verdicchio di mare”, dai toni verdi e dai profumi salmastri, che lo differenzia da quello “di Montagna”di Matelica, è un vino da me molto amato, di grande personalità, con enormi capacità d’invecchiamento e spiccate caratteristiche organolettiche varietali. In giovane età prevalgono i fiori, l’acacia, gli agrumi, il caratteristico sapore amaro di mandorla, la componente minerale e i toni salmastri. Avendo la pazienza di aspettare, lasciandolo riposare in cantina, e immediatamente penso al mitico Villa Bucci Verdicchio riserva affinato in grandi botti, gli umori s’impreziosiscono di sentori che richiamano il cherosene, la pietra focaia e itoni minerali propri d’altri vitigni come il Riesling o il Timorasso – come quello di Boveri recentemente assaggiato a Vitigno Italia. Buonissimo!!! La scelta, visto il piatto, ricade però sull’interessante interpretazione del Verdicchio Stefano Antonucci riserva 2004, dell’azienda Santa Barbara. Fermentato e affinato in caratelli, come amava chiamare le barrique il buonVeronelli, per 12 mesi sulle fecce fini, il vino acquisisce quella morbidezza e cremosità che ben si adatta al risotto coi piselli e gamberoni veraci. Ciò che aiuta a rendere il vino equilibrato, non troppo molle e stucchevole, è la freschezza, la verve acida, che l’andamento climatico del 2004 sembra aver dato ai vini di questa vendemmia. Come non pensare ad esempio a vini che subiscono simile lavorazione come il Fiano Cilentano Pietraincatenata di Luigi Maffini, o il Fiano di Avellino Campore di Terredora, che ho avuto modo di assaggiare nuovamente in una mini verticale durante Vitigno Italia grazie all’insistente curiosità di Mayumi Nakagawara, sommelier, winewriter e consulente per l’export di vini italiani in Giappone, a cui va dato il merito di aver scritto I centovitigni autoctoni Italiani, editore Sun Choh. Anche in questo caso l’acidità rendeva il sorso, seppur ancora eccessivo, equilibrato, facendomi allo stesso tempo sperare in una degna evoluzione nel tempo che renderà il vino più elegante. Per la cronaca, chi è uscito vincitore da questa mini verticale assaggiata al volo è stato il 2002! Già, la tanto bistrattata annata. In barba ai vari Guru del vino.Ma torniamo allo Stefano Antonucci riserva: elegante, ovviamente boisé, al naso spazia tra le note burrose e gli agrumi. Al palato, coerente, si avvertono gli agrumi, note mentolate, la classica mandorla. Buona mineralità e fulgida acidità. Da servire tra i 12 e i 14 gradi attendendo, con l’innalzamento della temperatura, che il vino si sveli, raccontandosi. La sua morbidezza non leziosa lo renderà sicuramente accattivante al femmineo palato. Consiglio ai maschietti di utilizzarlo per viziare la propria compagna, o per corteggiare la prossima. E chi dice che anche le donne non possano esser prese per la gola? Non quelle che vogliono fare le modelle, come diceva una celebre pubblicità. Da quelle, fossi in voi, mi terrei lontano.In enoteca tra i 10 e i 12 euro.Considerazioni finali: taluni vini bianchi, se ben fatti, hanno enormi potenzialità d’invecchiamento. E non mi riferisco solo ai tanto celebrati vini dei cugini d’oltralpe, spesso, anche superpagati. Bisognerebbe tirare le orecchie a quei ristoratori che s’incaponiscono nel proporre ai propri clienti vini bianchi dell’ultima annata, appena imbottigliati e spesso imbevibili. Seconda considerazione: se ben scelto un verdicchio, in enoteca, vi costa dai 4euro a salire. E in un sorso ci troverete molte più emozioni di quei tanti, anonimi e inutili chardonnay cileni, australiani o marziani che ultimamente mi passano tra le mani.
Buon risotto e buone bevute a tutti.

Azienda Santa Barbara, Sede: Borgo Mazzini 35 60010 Barbara (AN)
Tel.071/9674249
www.vinisantabarbara.it
info@vinisantabarbara.it
Enologo.Pierluigi Lorenzetti; Ettari: 25 di proprietà, 15 in affitto.
Bottiglieprodotte: 600.000; Vitigni: Montepulciano, Verdicchio, Merlot, CabernetSauvignon, Moscato, Sangiovese.

Mauro Erro - Taccuino di un giovane bevitore