mercoledì, luglio 11

Italia - Germania: atto quarto

C’è chi ricorda la serata del 18 giugno 1970, stadio Azteca: è il sesto minuto del secondo tempo supplementare, Boninsegna crossa basso da sinistra e Rivera in allungo con il piatto destro infila Maier portandoci sul 4 a 3, risultato che ci aprirà le porte della finale mondiale con il Brasile. Chi invece, ha ancora nelle orecchie l’urlo straziante di gioia di Tardelli e negli occhi l’esultanza del presidente Pertini nella finale dell’82 al Santiago Bernabeu. Altri, i più giovani soprattutto, che al sentir il commentatore urlare il nome di capitan Ca(nnn)avaro, sobbalzano dalla sedia, perché quello è l’incipit della poesia scritta a otto mani, pardon a otto piedi, il cui verso finale, lasciato a Del Piero, soavemente ci porterà alla finale di Berlino 2006. Uno scontro Italia – Germania porta inevitabilmente queste immagini alla mente. Il 5 luglio 2007, presso l’azienda vitivinicola Vadiaperti, sita in Montefredane in provincia di Avellino, si è svolto l’incontro tra i Riesling tedeschi ed i Fiano di Avellino. Intorno al campo di gioco sedevano i giudici, speriamo imparziali, Raffaele Troisi, patron dell’azienda Vadiaperti, Raffaele Del Franco, Giuseppe Presutto dell’Ais delegazione Salerno, Vittorio Guerrazzi e Gaspare Pellecchia dell’associazione Terra di vino, di quest’ultimo potete leggere il resoconto della serata a questo indirizzo – Fabio Cimmino, giornalista, selezionatore della squadra tedesca, che come ha scritto ultimamente Tommaso Farina: “apre un blog tutto suo, e non dice niente a nessuno” - euthimya.spazioblog.it - oltre il sottoscritto. Le regole del gioco, tacite, mai espresse, ma riconosciute dai presenti, prevedono che ognuno di noi abbia tutto il tempo per ascoltare ogni vino con calma e senza fretta alcuna, che sia obbligato ad esprimere la sua opinione liberamente e a parlare attraverso aneddoti, storie, esperienze personali vissute; che nessuno si azzardi a degustare, valutare e sputare il vino, perché rischierebbe la fisica rappresaglia degli altri. Il vino, va bevuto. Sbirciando sugli appunti degli altri, ringraziando dio, non mi sembra di vedere punteggi o numeri.La prima azione di gioco contrappone il Riesling kabinett trocken 2005 dell’azienda Karthäuser, (11,5%), al Fiano di Avellino 2005 dell’azienda Marsella, (14,15%). Il tedesco fa del gioco duro la sua migliore caratteristica, maschio, come ben detto da Gaspare, verticale nella sua trama, acidità e sapida mineralità le sue virtù. Ma sulla distanza, un’oretta dopo, come noterà Giuseppe Presutto, liberatosi dagli imbarazzi e dalla timidezza iniziale, si svelerà in maniera compiuta alla platea che l’osserva. Il Marselliano fiano ha dalla sua la maggiore potenza di odori e aromi di tutta la batteria, un’opulenza in grado di stordire il naso, mostra, ostentandole, le sue grazie come una donna vanitosa. Ma al palato ha un filo di alcool in eccesso e la freschezza è un pizzico in ritardo, fattore che in alcuni farà supporre un’evoluzione nel tempo di questa bottiglia non lunghissima. È di quei giocatori dotati di indiscussa classe, scarta, dribbla, salta, ma alla fine invece di buttare la palla in rete, si perde in concretezza. Narciso.È la volta del Riesling trocken 2005 dell’azienda Dr Von Bassermann-Jordan, (12%), che se la vedrà con il Fiano di Avellino 2005 dell’azienda Clelia Romano (13%). Il tedesco, contrariamente al compagno che l’ha preceduto, è femminile nel suo incedere, naso e palato si caratterizzano per la dolcezza, sembra di entrare in una pasticceria come giustamente osserva Raffaele Del Franco: un caldo tepore e una aggraziata femminilità mai stucchevole, dovuta alla acidità che in questi vini pensati per l’invecchiamento è sempre presente, alla mineralità, maggiore o minore a seconda della zona di provenienza, ma mai manchevole, ed un eccesso di solforosa che solo il tempo attenuerà. Sul “tre bicchierato” Fiano di Clelia Romano nutrivo non poche aspettative, per una bottiglia che non mi ha mai convinto rispetto ad annate precedenti per me superiori. Ma la possibilità di ricredermi non mi è stata concessa per la bottiglia sfortunata che presentava evidenti difetti al naso ed al palato. La partita entra nel suo clou. In successione i tedeschi schiereranno: il Riesling kabinett trocken 2005 dell’azienda Emrich-Schönleber, (12%), tosto, maschio come il primo, ma con una complessità maggiore, indice per me di un passo diverso che me lo fa preferire. Il Riesling trocken 2005 dell’azienda Gunderloch, (12,5%), femminile come il secondo, naso e palato molto belli, floreale, lo definirei il trequartista tedesco. Gli italiani rispondono con il Fiano vigna della Congregazione 2002 e 2003 di Antoine Gaita. Di queste bottiglie ho scritto e detto fin troppo. Due fuoriclasse. Alcuni hanno preferito l’uno, alcuni l’altro. Ed ancora, Fiano di Avellino 2006 e, intruso, “l’oriundo” della squadra italiana, il Greco di Tufo 2006, targati Vadiaperti. Prendete nota di questi due giovincelli che in futuro faranno parlare di sé. Fanciulli dalle bellissime speranze. Ma ecco la punta di diamante tedesca, Riesling trocken 1996 dell’azienda Heinrich Braun, (12%). Fabio Cimmino ha detto: “il non plus ultra del dolce non dolce.” Sottoscrivo. Standing ovation. Prima di questo hanno sgambettato senza grandi successi, il Riesling spätlese trocken 2005 dell’azienda Dr Pauly Bergweiler, (11,5%), pareva birra piuttosto che vino, e la sua versione riserva, il Riesling trocken 2004, (12,5%), sapido, ma niente di più. Gli italiani concludevano con il Fiano di Vadiaperti 1996, purtroppo andato, il Fiano More Maiorum 1995 di Mastroberardino, anch’esso finito, e l’inaspettato 1997 della versione base di quest’ultima cantina. Inaspettato non tanto per la sua qualità complessiva, è sul viale del tramonto, ma per alcuni colpi di classe che ha saputo riservare e che mai ti aspetteresti dalla versione più semplice di questa azienda destinato ad una vita da mediano.A questo punto, a briglia sciolta, le chiacchiere esulavano dal vino per finire ai più disparati argomenti: dalla politica italiana a quella mondiale, dai viaggi a Fidel, fino alle donne, in stilnovistica maniera, ovviamente. Il tutto condito da uno spaghetto di mezzanotte, tra riuscite battute, alcune sigarette, e qualche habanos. In conclusione, propendo per un sostanziale pareggio, ai punti forse, il gioco corale dei tedeschi, rispetto a quello degli italiani minato da alcune defezioni, ha la meglio. La bella serata, di quelle che io vo cercando, volgeva al suo termine. Non prima di aver stappato per brindare uno champagne di Gerard Dubois blanc de blanc, giusto per ricordarci che agli ultimi mondiali, le abbiamo sonoramente date ai cugini transalpini. Esco fuori. La notte buia, misteriosa e maliarda, come lo può essere solamente per un ragazzo di città come me, ammanta la lussureggiante campagna avellinese attorno, di cui odo lo stormire alla brezza fresca, pura e rarefatta, che mi riempie i polmoni di giusta serenità. Grazie amici, grazie di cuore.
Mauro Erro - Taccuino di un giovane bevitore

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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Un piccolo appunto a Mauro ed a Gaspare (che ha pubblicato a sua volta un resoconto sul sito di Luciano). I riesling assaggiati pur provenendo da cantine conosciute ed affermate rappresentavano una tipologia (quella "trocken" cioè secco) ed un pradikat (classificazione del livello qualitativo secondo la scala tedesca)su cui i produttori investono decisamente meno in termini di uve (selezione) rispetto alle loro punte di diamante che sono, storicamente e tradizionalmente, vini dolci (anche se molto diversi dalla nostra idea di "dolce"...).
I Fiano di contro erano i "top" per annata ed etichetta/produttore.
Tutto qui.
fabiocimmino

11/7/07 9:48 AM  

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