venerdì, luglio 13

Quando all’universo girano le palle!

Un blog come il nostro, che parte dal territorio del sud Italia per aprirsi alle sfide dell’Europa, non può trascurare la questione etica del mondo bio; ne abbiam parlato in passato e continuiamo a farlo ora con un grande spostamento dell'asse e un viaggio schietto con la solita voglia di esplorare e di sensibilizzare. La qualità di ciò che mangiamo non vale nè più, nè meno delle abitudini di vita e dall'ambiente in cui viviamo. Il Maiale Ubriaco presenta Mirko Scavino, siciliano trapiantato in Campania, musicista, dj, prossimo alla laurea in architettura.

...ricordo che ai tempi della scuola il tema sull’inquinamento era davvero il mio preferito! Avevo in mente tutte le nozioni e se non ricordavo qualcosa sapevo in quale preciso punto del libro di geografia andarla a pescare: falde acquifere, scorie tossiche, scioglimento dei ghiacciai, senza dimenticare il buco dell’ozono! Passaggi fondamentali per snocciolare frasi ad effetto necessarie per accaparrarsi un buon voto. Ahimè, il voto era anche l’unica cosa concreta, il resto era pura fantasia: non riuscivo a figurarmi ciò che scrivevo dal momento che era tutto così aleatorio e intangibile!
Oggi però le cose son cambiate e di certo quel bambino che ero avrebbe compreso meglio l’argomento se, uscito dall’aula, avesse indossato solo una giacca di cotone nel mese di gennaio o se, tornando a casa, avesse visto in tv servizi su orsi che non vanno in letargo, fiori che sbocciano con sei mesi d’anticipo e previsioni meteo apocalittiche.
Da qualche giorno (ma ancora se ne parla in giro un po' ovunque!) si è conclusa la maratona musicale ambientalista degli eco-concerti di Live Earth 7/7/07 messa in piedi da Al Gore contro l'inquinamento e il surriscaldamento del pianeta, con il nobile obiettivo di attirare l'attenzione sulle cause, gli effetti e le conseguenze dei mutamenti climatici. Tra un paio di settimane invece, proprio qui in casa nostra (in pratica dietro l'angolo!), si darà il via a PowerStock primo festival dedicato alla sostenibilità ambientale che si terrà nella cornice suggestiva del Parco Eolico di Albanella (sa). Ciò probabilmente è la prova, che questo è l'ultimo momento utile per prendere consapevolezza dell'accaduto e costatare che il clima è messo davvero male; praticare un atteggiamento più propositivo è davvero il minimo che si possa fare! La nostra civiltà ha messo in moto un processo di mutazione ambientale davvero distruttivo, con una rapida evoluzione e con un'accelerata come mai visti prima. Dovremmo porci delle domande soprattutto dal punto di vista etico ed antropologico.
L’emissione di CO2 (il gas che fa aumentare la temperatura della terra) aumenta senza freno e se consideriamo che nel 2100 la previsione è pari ad un aumento di 5,8°C e che il cittadino europeo trascorre il 90% della propria vita nello spazio costruito, è facile giungere alla conclusione che il sistema abitativo, è tra quelli maggiormente responsabili.
Non c’è da scandalizzarsi dunque se si sente parlare della necessità di un totale e radicale stravolgimento dell'architettura, e soprattutto della sua progettazione. Da questo presupposto infatti nasce la moderna bio-architettura (o architettura sostenibile) con l'obiettivo di garantire comfort all'uomo, ascoltando e assecondando la natura, interpretando la casa come una terza pelle, riducendo sensibilmente i costi sia durante la fase costruttiva che successivamente in termini di consumo energetico.
Un Back in the days ci porta a ricordare i sassi di Matera o le piccole case siciliane in pietra lavica (di cui si è parlato sul Maiale), ma anche i trulli di Alberobello e i nuraghi sardi, quale simbolo e testimonianza della storia della nostra vecchia civiltà. L'istinto dell'uomo dovrebbe essere quello di costruire in armonia con l'ambiente, sporcandosi le mani con i materiali locali, pensando a forme consone all'ambiente, valutando il clima, la posizione, i venti, il sole.
Risulta chiaro dunque che con tali premesse, l’intero atto di progettazione viene a necessitare di una serie di competenze che non possono, eccezioni a parte, trovare tutte sede nella figura del singolo architetto e che quindi bisogna modificare anche l’offerta formativa degli atenei, proponendo nuove figure professionali, dove la funzione del progettista sarà di tipo coordinativo.
Personalmente, in tutta questa rivoluzione, rintraccio un ultimo ma non meno importante input, che concerne più l’aspetto formale dell’architettura. Spero di non esagerare dicendo che così come quel genio quale era Le Corbusier, trovò nel cemento armato (il nuovo materiale) la chiave per una nuova idea di architettura, e la base su cui poggiare i pilastri che reggevano tutta la sua teoria, così ora i nostri giovani architetti o futuri tali, si ritrovano di fronte a qualcosa di inesplorato, a una novità assoluta, a un modo di concepire, come già detto, il progetto d’architettura in maniera totalmente diversa e dunque potenzialmente capace di generare un architettura totalmente nuova.
Ne parleremo ancora, forse.

Mirko Scavino

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