giovedì, agosto 2

il Vino del Ricordo e dell'Emozione

Questo è un post a quattro mani!

Ricordo ed Emozione, o forse il Ricordo di una Emozione, perchè spesso son proprio le emozioni a lasciar traccia nei ricordi e son i ricordi che riaffiorando tornano a regalarci briciole di emozioni...
Smessi i panni di Marzullo il tema di questo VdB#9 l'abbiam lanciato noi del Maiale Ubriaco: banale per qualcuno, gatta da pelare per qualche altro, bella occasione per condividere un racconto forse per la gran parte dei partecipanti. E' anche vero che chi ama il vino può avere un po' di problemi a scegliere una bottiglia su tutte, ed è per questo motivo che scelgo di non parlare di un vino in particolare, piuttosto preferisco optare per una zona, per un terroir che mi ha segnato, che mi ha fatto capire delle cose e mi ha fatto vibrare, che mi ha dato tanto e mi ha illuminato; sarò noioso e monotono, ma ho un debole per l'Etna e in molti lo sanno, del resto una volta che sei stato in certi posti poi li porti in giro per il mondo dentro di te. Ne approfitto quindi per rilanciare un vecchio post scritto poco meno di un anno fa (l'emozione del mio primo pezzo sul vino), dedicato a Frank Cornelissen. Con lui bevemmo il suo futuro Magma, direttamente dalle giare in cui riposava. Michele ha detto che con Frank ci siamo annusati, bhè è vero. Avendo optato per un territorio non posso non citare i test da barrique alla Tenuta delle Terre Nere con i tre cru di Etna DOC, i vini di Benanti con la loro classe, il Victory con la sua lunga complessità e poi ancora il Faro Palari con cui ho imparato il significato più profondo di eleganza e terroir...
il ricordo del prossimo viaggio, l'emozione del ritorno, l'entusiasmo per nuove strette di mani e grandi pacche sulle spalle, convinto quindi che il vino del Ricordo e dell'Emozione è proiettato e scritto nel mio futuro, nei miei giorni che verranno e in quello che sarà!
Buone bevute a tutti.

Giacinto Chirichella



Non esiste per me un vino del ricordo e dell’emozione. Non uno in particolare. Ne ricordo tanti, e ad ognuno di esso collego sempre una serie di immagini vere, o solo sognate, di volti, paesaggi, esperienze. Potrei dire il Falerno del Massico di Moio – la prima bottiglia che sette anni fa circa bevvi con una certa coscienza – oppure quelle bevute ieri sera con degli amici che partivano per le vacanze, per augurarci buone ferie e brindare – per la cronaca, Ripe del Falco riserva 1993, Greco d’Irpinia 2005 Villa Diamante e Fiano minutolo 2005 di Torrevento. Non esiste un vino del ricordo e dell’emozione, non uno in particolare, vi scrivevo, perché il ricordo e l’emozione sono insite nel vino, sono il vino, sono l’unica cosa che ci rimarrà a distanza di anni quando ogni sentore, umore ed essenza del vino stesso, anche il più squisito, sarà ormai scomparso. Il ricordo e l’emozione di un vino sono l’uniche cose che conserveremo per sempre e sono l’unico motivo, unanimemente riconosciuto, per cui val la pena bere.
Concludendo, il vino lo si giudica proprio da questo: che aiuta, nel ricordo o nella speranza, nella riconoscenza o nel desiderio, a sognare. Buone bevute e buoni sogni a tutti noi.

Mauro Erro

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6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Sagge parole..
propongo un brindisi virtuale...
cin..
ciao
Filippovanni@libero.it

3/8/07 12:36 AM  
Anonymous Anonimo said...

Falerno del Massico di Moio

3/8/07 5:56 PM  
Anonymous Anonimo said...

ho vari ricordi legati a vari vini provati in vari posti e con vari amici. tra questi, ricordo un aglianico Ocone, bevuto a torrecuso. e qualcuno sa perchè.
ricordo anche il magma bevuto dalla giara, e una verticale di contadino davvero unica. bravo frank.
poi c'è quel valpolicella superiore quintarelli del '95, ottimo vino in situazione meno ottima...
e ancora. un primo tentativo dei capacissimi igor e fortunato che poi hanno tirato fuori il pitazta, gente simpatica ed in gamba e daltronde il vino buono lo fanno le persone simpatiche.
c'è ancora un buonissimo piedirosso cantine del taburno, che feci fuori da solo in un mezzo pomeriggio, mi pare fosse inverno perchè c'era la penombra ma forse erano i miei occhi semichiusi...
beh, potrei scrivere ancora per molto.
ah, dimenticavo! c'è un imbevibile, per me, sia chiaro, spumante di aglianico del vulture provato nella cantina del produttore, che qualcuno (lui sa chi è) si ostinava a voler comprare e a dire che era buono...

4/8/07 7:07 PM  
Anonymous Anonimo said...

ho riso michele.

4/8/07 8:50 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ho provato anch'io il magma, e devo dire che non mi dice assolutamente nulla, come del resto i vini di Gravner.

4/8/07 10:50 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

ciao Tommaso, in tutta franchezza credo (come del resto è noto) che per entrare in sintonia con certi vini si debba conoscere il luogo in cui vengono fatti e la persona che li realizza. Nel caso specifico, posso dirti che bastano 4 chiacchiere con Frank nella sua piccola cantina per farti apprezzare finanche la poesia di un vino umile come contadino. Quei vini sono sinceri, schietti, diversi, naturali... io ad esempio ho una voglia smaniosa di provare i nuovi bianchi di casa Cornelissen. Cmq nel caso in cui dovessi capitare in futuro in terra etnea io ti consiglio di andare a fargli visita! ;-)

G.

7/8/07 9:16 AM  

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