martedì, aprile 21

La non/Antropologia delle città [part. II?]

E' qualche mese che il Maiale si interroga su 2 delle città + influenti (?) d'Italia. Milano & Roma, i 2 poli, i 2 centri di interesse. La prima proiettata verso l'innovazione attraverso l'architettura e il design, l'altra ancora legata alla tradizione, al centro storico, al turismo per la storia che fu. Dai miei ultimi pellegrinaggi, un pò qui un pò li, ho iniziato a tirar fuori alcune considerazioni e/o comparazioni tenendo conto di una serie di cose. Prima su tutte la qualità della vita. Perchè, come qualcuno ha detto, una città funziona se hai la sensazione di averla in pugno. E questo primato va chiaramente tutto a Milano. Abito al Pigneto a Roma da ottobre ma la sensazione che si ha del centro è che sia lontano 1000 miglia. Quando esco a Roma, dico sempre, so quando metto il naso fuori di casa ma non so mai quando torno. Difficile gestire il proprio percorso. Credo che gli stranieri quando arrivano a Roma, a cominciare dall'aereoporto, vengano colti da serio panico. Per fortuna loro hanno più senso dell'umorismo [o forse sono semplicemente più rilassati] e se la ridono ad ogni intoppo credendolo parte dello spettacolo. A Milano giro in bici, ne ho comprata una di quelle snelle, colle ruote sottili e bella alta. La mattina vado al mercato di zona a far la spesa, mi sposto comodamente in centro e quando uso i mezzi pubblici so sempre quando, dove e perchè. E se non so non devo affannarmi, a breve qualcosa mi dirà dove e come. Sul mercato il primato va alla Capitale, senza ombra di dubbio. Ne ho girati parecchi di milanesi e romani. Ma no, mi spiace, a Milano non ci siamo proprio. A Roma trovo più attenzione alla stagionalità, più offerta sulla verdura e frutta nostrane e soprattutto prodotti che arrivano da al massimo 50 km. I prezzi sono chiaramente più vantaggiosi, abbordabili e giusti. Mi hanno detto che a Milano potrei provare con l'Ortomercato. L'idea è di prendere casse di frutta e ortaggi e magari dividerle con qualche amico. Ovvio che la scala cui mi rapporto è quella del quartiere. La possibilità, quindi, che può avere una persona di comprare (i parametri sono sempre rapporto qualità/prezzo e varietà dell'offerta) rimanendo nel proprio abitato o spostandosi poco più in la. Quartieri come il Pigneto hanno il pregio di risentire ancora del profumo di borgata. Piccolo paese la cui temporalità è scandita dal campanile della chiesa. Isola felice circondate dalla temibile Casilina a sud e dalla Prenestina a nord con la sua splendida soprelevata. Quella che entra nelle case della gente. Su Paesaggio Urbano di maggio 2008 c'è una serie di interventi circa l'abitare Roma. Mi colpisce l'introduzione di un'indagine che si intitola Borderline Metropolis: l'immagine che Roma ha di se stessa è quella di una perenne e irrimediabile instabilità [...] condizione che attraversa in modo trasversale un largo spettro di caratteristiche che vanno dal Sublime al Desolato. In un convegno durante i giorni del MiArt a Milano ho ascoltato con attenzione l'intervento dello chef Davide Oldani, allievo di Gualtiero Marchesi, Albert Roux, Alain Ducasse, Pierre Hermè. Formatosi fuori casa per imparare la tecnica attraverso la quale, ha detto, è possibile tirar fuori al meglio le qualità di ogni prodotto, Oldani è rientrato in patria [San Pietro all’Olmo/Cornaredo- MI] con l'intenzione di reinventare la tradizione, un pò monotona, delle sue zone a nord dello stivale. La tendenza della cucina lombarda è sempre stata, negli anni passati, quella di utilizzare grassi superflui senza riuscire così a valorizzare il sapore dell'ingrediente predominante. La soluzione, ad esempio, di un buon risotto allo zafferano cotto solo con dell'acqua [modalità di cottura per i risotti contemplata anche dal Maiale] permette di rilanciare gusto e sapori lasciandoli intatti. Oldani si è soffermato anche sul concetto di stagionalità. Se nelle grandi metropoli europee (Londra e Parigi in primis) il discorso di avere il prodotto tutto l'anno è sicuramente legato a questioni di business, in Italia, complice il clima e perciò una maggiore disponibilità e varietà di prodotti, la stagionalità assume un carattere fondante della cucina. Dieta Mediterranea. Ma di ciò, credo, ne abbiamo straparlato. Quello che alla fine è stato interessante ascoltare - per ritornare a bomba, come si diceva una volta - riguarda il concetto di sistema. In altre città d'Europa e del mondo lo sviluppo della comunicazione, della gestione dei flussi e soprattutto dell'offerta è condotto secondo un sistema di reti. Interdipendenza. Il cittadino come il visitatore hanno la sensazione di non sentirsi mai soli. Di trovare qualità e sostenibilità. Di essere guidati nei loro percorsi. La città al servizio di chi la vive. Milano, si diceva al convegno, guarda a città come New York o Los Angeles. Ma attenzione: ricordiamoci sempre d'essere in Italia. Il che significa che è giusto quanto logico importare le idee e gli spunti, ma è importante tararli alla fattibilità delle città italiane che fanno chiaramente i conti con altri problemi, altra storia, altro passato. A Milano, tornando al gusto, faccio fatica a trovare una buona cucina a portata di mano. Conviene forse - blasoni a parte - fare un giro in Brianza anche per scoprire prodotti locali coltivati da chi li offre. Di recente infatti oltre Monza ho trovato in una fiera di paese degli stand agricoli molto interessanti. Verdure e formaggi davvero ottimi. Dal produttore al consumatore. Difficile fare pro e contro. Sono pensieri, pensieri sparsi guardando oggi un cielo domani un altro. Dove i miei landmarks passano dalla Torre Velasca al Cupolone. Quello che è interessante e che ha dato spunto a queste riflessioni è il pensiero di cosa mi mancherebbe se fossi in una città piuttosto che nell'altra. Ora posso dirvi: volete sapere di che puzza profuma Roma? Guardate tutto d'un fiato Roma di Fellini o Brutti, sporchi e cattivi di Scola. E Milano? .. non lo so ancora. Ma lo scoprirò presto. Abientot!

Stefano Tripodi

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12 Comments:

Anonymous Francesco said...

Guarda "Miracolo a Milano" di De Sica.
Ciao

21/4/09 2:21 PM  
Anonymous Francesca Sacco said...

Caro Maiale Ubriaco,
Spero Lei possa ancora incantarmi ancora con città come Parigi visto la sua voglia di parlar francese.
Credo che milano culinariamente parlando non valga un granchè!

a bientot
Francesca Sacco

21/4/09 9:52 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Cara Francesca, io non sarei così drastico. Le regioni di Italia offrono tutte una grande tipicità di prodotti e di cucina. Gli chef che negli ultimi anni lavorano su Milano e dintorni stanno facendo tanto. Di Parigi parleremo in autunno, quando avrò modo di ritornarci in occasione del Paris Photo. A presto.
Ste

21/4/09 11:32 PM  
Anonymous Puppiña said...

I miei più sinceri complimenti.
Oltre che per la musicalità del tuo scrivere, qui divertente e provocatorio, per l'ottimo tempismo di questo intervento, che si inserisce perfettamente nelle nostre riflessioni degli ultimi mesi su Roma/Milano.
Suggerisco comunque in entrambe le città, una buona scorta di dispense pugliesi e campane!

22/4/09 10:48 PM  
Anonymous davideEevan said...

Dalle stelle (parigi) alle stalle (milano)!!!

23/4/09 12:12 AM  
Anonymous Federico said...

Ciao Stefano e tutti. Anche io ho vissuto a lungo sia Milano che Roma. Credo che la cucina Romanesca sia legata a doppia mandata ai suoi ingredienti locali: guanciale, pecorino, puntarelle... per fare un esempio. Provate a cercare questi ingredienti che a Roma sono popolarissimi in altre città. La cucina Romana trasforma poco i suoi ingredienti, nel senso che le preparazioni sono molto semplici da eseguire e da qui l'importanza di avere buoni ingredienti di base.
Milano è una città senza radici, nel senso che i "milanesi da generazioni" non sono poi molti, specie se li si cerca nei quartieri fuori dal centro. E la mancanza di radici si riflette inevitabilmente nella tipicità a tavola: i piatti della cucina milanese sono sempre di più oggetto di ricerca filologica...

Se da un lato Roma è la città eterna che conserva, mantiene, tramanda con assoluta naturalezza il proprio modo di alimentarsi, a Milano, città di passaggio dove si vive (o meglio si lavora) per qualche anno e poi si va via, invece si sperimenta, si assaggia, si aperitiveggia in maniera più superificiale, se vogliamo più varia ma anche più modaiola.

A Milano mi diceva un amico che lavora nel mercato dei vini, adesso è molto di moda lo champagne di nicchia: molti bar/enoteche hanno una proporia selezione di piccoli produttori ed etichette ai più sconosciute. Tra qualche tempo potrebbe non essere più così, potrebbe essere passato di moda... è un bene e un male, perchè se da un lato si sperimenta, dall'altro le abitudini non si radicano

A Roma invece, a me è capitato più di una volta uscire a cena e vedere nel tavolo di fianco al mio la coppia al primo appuntamento, la cena dei colleghi, gli abitué del luogo, la famigliola, i vecchietti, i camerieri a fine turno: tutti inesorabilmente dipendenti dal sugoso maccherone spolverato di cacio e pepe...

23/4/09 1:35 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Grazie Federico per il tuo contributo.
Vero quello che dici riguardo Roma.
Anche se Milano ha questa veste di "città di passaggio" mi permetto di aggiungere che negli anni è nata una voglia diversa, quella di valorizzare il territorio - parliamo sempre di cucina - proprio per riuscire in qualche modo a mettere più radici in quel senso. Certo, sarebbe interessante trovare proposte legate alla cucina territoriale anche e soprattutto negli aperitivi. Devo dire che alla sovrabbondanza di locali preferisco le bottiglierie. Riesco a trovare una tipicità locale che altrove manca. Gli anziani si riuniscono per bere, si ascoltano belle storie, l'intimità è chiaramente diversa, ma il discorso cibo resta più o meno lo stesso.
Ste-

25/4/09 10:52 AM  
Anonymous Alessia said...

Grazie Ste per tutte queste belle informazioni sulla mia Milano. Ci sono nata ma ho capito solo ora, leggendoti, che tu ne sai più di me...
Sono impressionata per la varietà dei tuoi interessi che spaziano dalla cucina all'urbanistica passando per la fotografia e l'antropologia delle città.
Dopo Roma e Milano aspetto con ansia un post sulla bella Alessandria, patria del grandissimo Eco, che tutto sa...

25/4/09 11:08 PM  
Anonymous Federico said...

@ Stefano

Grazie a te ,

Lasciai Milano nel 2002 fortemente critico verso la frenesia, lo stress da lavoro, la mancanza di conservazione delle tradizioni e del passato.
Mi incazzavo guardando le foto degli Alinari di via Senato con il Naviglio che scorreva e i panni stesi ad asciugare, pensando che tutto questo era stato sacrificato all'asfalto e al cemento.

Ti ho scritto grazie perchè sapere che sotto questa cenere ci sono ancora braci vive e che qualcuno ci sta soffiando sopra, mi rincuora. Dopo tutto è la città dove sono nato.

Bravi ancora per il blog

Ciao

Federico

27/4/09 11:09 AM  
Blogger elisabetta said...

Ho letto con piacere ed interesse questo post. E' difficile creare dei filoni. A volte urbanistica e qualità della vita non sono causa ed effetto ma due effetti delle medesime cause di matrice culturale.

27/4/09 5:31 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

@Elisabetta:
Vero! Nel senso che si cerca di plasmare la città partendo dalla sua storia e quindi dai contenuti culturali. Guardando al futuro e perciò a come potrebbe essere. Ma sono bei concetti quelli di "rete" e di "sistema". Pensare a costruire una città continuando ad indagare la tradizione, le radici e proiettandosi verso la possibilità di accogliere, ricevere, trovare affinità con l'altrove. Importando e imparando.

@Federico:
Di recente fuori il Palazzo della Ragione c'era una mostra fotografica sui mestieri della città. Milano sembra aver sempre tutelato l'artigianato locale. Fiore all'occhiello per certi versi della regione. In qualche modo troviamo attenzione. Sono convinto che la questione gastronomica vada esplorata. Ci ritorneremo. Almeno da parte mia quando avrò modo di girare un pò anche fuori città.
Ste-

30/4/09 10:55 PM  
Anonymous il ramaiolo said...

Interessante punto di vista!!!
Soprattutto il fatto che hai la possibilità di paragonare le due grandi città...Posso parlare solo di Milano e ti dò gran ragione sulla faccenda mercato... ne ho girati, ma alla fine preferisco sempre una "bancarella fissa" che trovo a Varese da mammà... nel week end mi faccio le scorte di frutta e verdura e per forza integro in settimana con il super milanese!!
La città in questione MI, è anche per me d'adozione e da sempre mi ha dato la sensazione di sapere "dove e come"...quindi direi: promossa per questo...
Ma di lati negativi ne ha!!!
Non so che odore ha... sicuramente molto di traffico!!!!
In questi giorni devo dire che qua e là, nei cortili,
si sente il meraviglioso profumo dei gelsomini...
A presto!! Ciao

24/5/09 9:26 AM  

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