venerdì, marzo 30

Il Giardino della Minerva

Non ho mai avuto troppa passione per le stagioni piene. L’estate o l’inverno. La mente ed il corpo si inebriano, al contrario, nei periodi che le precedono: primavera e autunno. Parafrasando Heidegger ritengo che le mezze stagioni conservino in esse apertura. Siano predisposte, cioè, all’alternanza di luce e ombra necessaria affinché si possa lasciar lavorare la fantasia. Condizione pre-cedente al troppo caldo o al troppo freddo. Condizione misurata che allontanandosi dall’eccesso, dal "troppo", garantisce il nascere, il sorgere, il verificarsi, l’accadere dello sguardo interiore. Tutto sta nello sguardo. Come dire di preferire osservare una donna che lasci intravedere la sua nudità (celata – vedo-non vedo) anziché guardarla (troppo) nuda nella sua totalità. Casca tutto, no? Tutto finisce, si esaurisce in fretta. Questo arduo preambolo per arrivare a parlare di un luogo, Il Giardino della Minerva, ancora forse poco metabolizzato dai cittadini salernitani, ma anche da tutti coloro abbiano o abbiano avuto modo di passare un po’ di tempo nel nostro territorio o, perché no, in Costiera Amalfitana. Potremmo dire (anzi lo diciamo proprio) che la città di Salerno apre, inaugura la Costiera (se venite da Sud, se da Nord la conclude) e sarebbe un peccato non preventivare una sosta in questo luogo meraviglioso. Ci agganciamo a quanto scritto in precedenza sulla Scuola Medica Salernitana. Il Giardino, infatti, fu l’orto botanico della Scuola ed in esso erano coltivate alcune delle piante da cui si ricavavano i principi attivi impiegati a scopo terapeutico. Esso si trova nel cuore del centro storico di Salerno e sin dal secolo XII fu proprietà della famiglia Silvatico. A partire dal primo ventennio del 1300 il maestro Matteo Silvatico vi istituì un giardino dei semplici, antesignano di tutti i futuri Orti Botanici d’Europa. Nel novembre del 1991 fu presentato un progetto di restauro che sistemò il Giardino e lo rese fruibile a tutti, preservando elementi architettonici che sono databili tra il XVII e il XVIII secolo. L’opera più importante di Silvatico fu l’Opus Pandectarum Medicinae, manoscritto dedicato al re di Napoli Roberto D’angiò. Si tratta di un lessico sui semplici di origine vegetale. Di essi si parla per elenco di sinonimi (arabi, latini e greci), se ne descrive la morfologia desunta da autori illustri fino ad arrivare alle proprietà terapeutiche. La terapeutica salernitana si fonda essenzialmente sulla dottrina dei quattro umori, basata a sua volta sulla teoria degli elementi. Andremo a scomodare Pitagora (VI secolo a. C.) la cui dottrina, collegata al concetto di armonia, semplicisticamente spiega come l’armonia che regge l’Universo regga anche l’Uomo, dandogli salute, turbamento e malattia. La vita è costituita da 4 elementi: terra, aria, fuoco e acqua, in rapporto alle qualità naturali dell’Universo: secco, freddo, caldo e umido. Gli umori (sangue, bile nera, bile gialla e flemma) corrispondono ai 4 elementi e ne possiedono le caratteristiche. La combinazione degli elementi determina il temperamento umano, le sue qualità mentali e lo stato di salute.

La malattia non è altro che un predominare di un umore nei confronti degli altri e quindi deve essere contrastata con un prodotto di natura opposto. Nel Giardino i vegetali sono classificati secondo lo stesso criterio usato per studiare gli umori dell’uomo. Trovata la pianta adatta e raggiunta la combinazione esatta si troverà per conseguenza il rimedio naturale più efficace. L’equilibrio sarà perciò ristabilito! E questo in verità ci piace molto. Noi del Maiale siamo convinti dello stretto rapporto che intercorre tra Uomo e Natura. Contrari all’eccesso di chimica, troppo spesso utilizzata come rimedio d’impatto al minimo malore corporale. Il fatto è che sembriamo tutti abbastanza mollicci e indaffarati, tanto che prestiamo sempre poca attenzione all’ascolto del corpo e, anziché ascoltarci ed assecondare il nostro contenitore, preferiamo prendere una pillola e via…la giornata è appena cominciata. Maledetta industria farmaceutica! Prendere una tisana o adoperare rimedi naturali significa diverse cose, oggi: essere di tendenza; concedersi un attimo di tregua; dover attendere un po’ di tempo prima di trovare beneficio e ciò si scontra con la frenesia tecnologica della sur-modernità. Se andassimo tutti più lenti, se ascoltassimo di più noi stessi (ed ascoltare – o anche auscultare – significa porsi al di là dell’apparenza ingannevole, dell’eccesso di sguardo pianificato dai governi che dispensano paliativi tecnologici come fossero noccioline) riusciremmo a stare meglio. Fare come gli antichi (scriveva Leopardi pensando al Poeta). Ritrovare la lentezza gravida di spensieratezza tipica dei bambini. Per evitare i vizi in essi sempre si ricade. Ma avevamo iniziato con lo sguardo e l’apertura. Il Giardino della Minerva è prima di tutto un piacere per gli occhi. Ci siamo andati in questi giorni primaverili di tenera brezza e sole caldo. Strutturato in terrazze che ospitano le più svariate specie di semplici, il Giardino (prima raccolta di semplici della Storia delle Scienze Mediche dedicato alla sperimentazione e alla didattica) è in questo periodo la concreta possibilità di ritrovare la propria pace interiore. Passeggiare, osservare la meravigliosa vista sulla città antica e sul mare, fermarsi a contemplare, godere il sole e la tranquillità lontani dal centro, dal caos, dalla velocità della vita moderna. Oggi alcune associazioni ed uno staff tecnico operano per la conservazione e la fruizione di questo meraviglioso frammento d’arte antica. In particolare l’associazione Nemus che ha dato vita ad una tisaneria in cui tutte le preparazioni (quasi superfluo dirlo) sono a base di erbe del Giardino.

Così abbiamo degustato, in terrazza, una squisita tisana (arancia e frutti di bosco) accompagnata da gustosi biscotti cilentani. Poco più in la una scolaresca apprendeva da uno dei soci le notizie storico-culturali di cui sopra. Il lontano brusio, il sole, il profumo ed il gusto hanno lasciato spazio allo sguardo interiore. Come dire: pacificazione. Vale la pena ricordare che due domeniche al mese l’associazione Nemus organizza pranzi in Giardino a base di prodotti tipici campani e di erbe officinali. Una particolarità sta nel fatto che alle portate sono abbinate – via il vino e l’acqua per una volta – diversi infusi preparati per l’occasione. Per informazioni o prenotazioni rivolgersi qui. Consigliamo a tutti una visita al Giardino. Quello che importa, oggi e sempre, siamo noi. Voglio dire, l’unica cosa che ci è data di sapere, scoprire e valutare siamo noi stessi. L’Uomo in rapporto col mondo. Non è difficile trovare un equilibrio. E’ facile allontanarsi dalla possibilità di poterlo fare. Salerno. Primavera. Naturalità. Pace. Sguardo interiore. Chiudere gli occhi. E una volta chiusi, chiudere ancora gli occhi.

Il Giardino della Minerva, Via Ferrante Sanseverino, 1 - 84121 Salerno
www.giardinodellaminerva.it

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