giovedì, febbraio 28

Tortini di riso con radicchio e Camembert


A Libbertà. A Libbertà. Pur o'pappavallo l'adda pruvà! 
(Così parlò Bellavista - 1984)
Mi sono rimesso - diciamo così - dall' influenza ma i pensieri e il daffare di questo periodo mi impediscono, ahimè, di essere sereno e tranquillo. Cerco di non trascurare il Maiale perchè è una delle cose alle quali tengo di più e perchè voglio sempre rispettare la mia creatura ed il mio compare lontano. Vivo sulla pelle situazioni casalinghe molto grottesche che sanno poco di genio. La mia proprietaria, che purtroppo vive con me (non prendete mai in affitto una casa col proprietario dentro!) ha decretato che devo andarmene per motivi futili e davvero poco democratici. Dovete sapere che non ho la libertà di ospitare i miei amici se non prima chiedendo udienza presso di lei. Che per lavarmi i panni devo prima cercare di incontrarla, poi domandare di poter usare la lavatrice che di fatto si trova nella sua parte di casa ma che, come concordato, posso usare! Mi è stato detto che ho fittato una stanza ed essendo la casa di sua proprietà tutte le mie libertà devono passare al vaglio prima di potersi rendere. La mia proprietaria è di estrazione cattolica, ha studiato nelle scuole cattoliche ma io sto vivendo una convivenza di regime. Onorevolmente pago la cifra pattuita, rispettosamente gestisco la mia vita all'interno della casa; io che sono e sempre sono stato troppo educato, pulito, discreto e galantuomo. E' successo che un mio caro amico, ospite da me per un paio di giorni, non conoscendo la casa ed appena arrivato, abbia erroneamente aperto la porta che apre alle stanze della padrona convinto che fosse l'altra porta che invece introduceva alla stanza da bagno. Per una serie di circostanze che non sto qui a chiarire ma che hanno del ridicolo, sua maestà ha deciso che io debba abbandonare la casa. Dovevi dirmelo che il tuo amico sarebbe venuto. Già, ma se dici di fittarmi la stanza io nella mia stanza ci faccio venire chi mi pare. Si ma la tua stanza è in casa mia. Dovevi chiederlo ai tuoi coinquilini se accettavano l'idea che per 2 giorni avrebbero intravisto il tuo amico. Già, ma uno di loro mi ha comunicato dell'arrivo della sua signora che al mattino ho trovato in cucina?..e poi, voglio dire, ma chi se ne frega. Anzi. Io alla signorina ho chiarito che per me lei poteva pure rimanerci a vita dentro casa. Sono questi forse i problemi?! E un sacco di altre storie il cui profumo è pressochè lo stesso della vicenda appena narrata. Perchè sto qui a raccontarvi tutto questo? Beh, innanzitutto perchè il Maiale è il mio diario e quindi ci scrivo quello che me pare ;-) poi per condividere con voi la follia che si nasconde dietro e dentro questa vicenda. Quello che sperimento in realtà è che la metropoli genera privazione. Con l'amico incriminato (e, mi dispiace per lui: mortificato) ragionavamo proprio su questo. Noi che siamo nati col mare, con la spontaneità, con un attaccamento cronico alle tradizioni. Noi che piangiamo quando vediamo le onde del golfo o quando ci apprestiamo ad un lauto banchetto. Noi che emigriamo perchè la  sensibilità ed il carattere della nostra gente hanno creato una fragilità perversa, una nuova follia, quella della camorra e della monnezza, dei politici corrotti e della non-capacità di essere efficienti. Noi, a galla nel mare di tutti questi contrasti, in bilico tra bellezza e dolore, arriviamo nostalgici in una grande città dove c'è tutto ma manca la radice. Attenzione perchè non sto sputando nel piatto in cui mangio, e per me Roma è splendida e mi spacca il cuore. Sono già stato qui per 2 anni e conservo ricordi di un'intimità struggente. Ma ho la sensazione che qualcosa nella metropoli si perda. Non raggiunge, non arriva. Così vivo in una bella casa, al centro, luminosa e silenziosa,  ma la follia della crudeltà che sperimento proprio non la capisco. Quindi ne faccio un rapporto con il luogo. Perchè, e la cucina me lo insegna, c'è sempre un rapporto con tutto. Ma le persone spesso si nascondono, fuggono, non capiscono, creano nuovi modi e mondi coccolati dallo spazio che li ospita ed inevitabilmente li contagia. Questo potrebbe essere un ottimo spunto per un'antropologia nella quale, perchè no, troverebbe spazio anche la cucina. Ed in realtà già lo è stato per libri interessantissimi ed autori illuminati come Augè o Levis Strauss, i nostri Canevacci e Niola e tanti altri. Questo inenarrabile tento maldestramente di narrare. Perdonerete la confusione e lo sfogo ma immaginate come mi possa sentire a dover gestire follie del genere, mentre la mia signora è lontana e son 2 mesi che non la vedo; la mia storia ed i miei ricordi più teneri non sono con me e tutti i giorni combatto la mia battaglia per riuscire a fare quello che più mi piace per la vita. Concludo: Mi addolcisce il tortino di riso qui proposto, perdonate pure la foto che non è delle migliori (il tortino invece è squisito!) e sappiate che, nonostante tutto, l'ho cucinato con affetto e devozione. La cucina è una splendida e commovente cura. Buon weekend e, come sempre, buon appetito. [Da archiviare in: spore per un'antropologia delle follie metropolitane.]
Ingredienti x 4 persone
200g di riso Carnaroli superfino
2 cespi di radicchio Trevisano
cipolla rossa
1 buona fetta di Camembert
aceto balsamico
Parmigiano
pangrattato
burro
olio extravergine
sale e pepe q.b

Saltate in padella il radicchio ben lavato e tagliato in striscioline con poco burro, mezza cipolla tritata grossolanamente ed un cucchiaino di olio. Fate appassire dolcemente poi spegnete la fiamma e regolate di pepe. In una capace cassruola fate imbiondire la cipolla rimasta con altro burro ed una goccia di olio, tostate il riso, sfumate con l'aceto balsamico quindi abbassate la fiamma e rabboccate con acqua bollente. A metà cottura aggiungete il radicchio e terminate avendo cura che il riso sia al dente. Mantecate col Camembert tagliato a tocchetti, una noce di burro, regolando di sale e di pepe. Sistemate il risotto con cura in stampini precedentemente imburrati e passati col pangrattato, ponete in forno già caldo a 200° per un altro quarto d'ora. Tirate fuori gli stampini, lasciate ambientare, li capovolgete nei piatti di portata e decorate con alcune striscioline di radicchio tenute da parte.
Stefano Tripodi

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23 Comments:

Anonymous Anonimo said...

La foto è molto bella...e la ricetta è da provare...e la cucina ha questo effetto...così come Roma, in cui alcune volte si arriva e altre si fugge, provoca proprio l'effetto descritto!
E così, come ho letto nella prefazione in un libro di "racconti che la raccontano"..."perché anche se Roma non è più il centro del mondo, lo è stata e questo l’ha resa e la rende diversa da ogni altra città. Perché tutto ha visto e tutti vi sono passati e lei ne ha assorbito e trattenuto le tracce, riuscendo ad armonizzare e far convivere gli stili e le forme più diverse, stupendoti per questo ogni volta che giri un angolo o ti volgi a guardare più lontano. Perché è ancora al centro: dei sogni di chi desidererebbe vederla almeno una volta, dei ricordi di chi ci è stato e se n’è innamorato, della vita di quanti la abitano e, che lo vogliano o no, devono modellare la loro vita sulla sua realtà".
Il vostro "diario di profumi&sapori" è sensazionale! Complimenti davvero!
Stefania

29/2/08 1:34 AM  
Blogger JAJO said...

Ciao Stefano, qui non si tratta di paesino o metropoli...: hai verificato bene che sul colletto della proprietaria di casa non ci siano due "S" ? La vedo un po' Hitleriana !!!!
:-D
Jacopo

PS: la buona cucina lenisce anche le amarezze peggiori :-)

29/2/08 9:16 AM  
Blogger maricler said...

Povero! anche io ho avuto esperienza di convivenza terribili, e su quella diciamo che la metropoli per me conta poco. a Bologna vivevo anche io con la bbadrona, che poi era mia coetanea. Il padre ha cacciato fuori di casa me e un'altra ragazza perché una notte avevamo lasciato un bicchiere sporco. E la cosa divertente è che questo simpatico uomo è arrivato all'alba dal suo paese e al risveglio io l'ho scambiato per l'idraulico! Dai, pensa che sarà l'opportunità per vivere in condizioni migliori. In bocca al lupo!

29/2/08 11:51 AM  
Anonymous Anonimo said...

Spesso i cattolici sono così assorbiti dall'amore per il prossimo da dimenticare quello per il vicino
Auguri

29/2/08 12:13 PM  
Blogger miciapallina said...

oi oi.... mi sembra di leggere tra le tue righe la mia esperienza i primi di anni qui a Roma... anche io affittuaria di una stanza... con padrona di casa in casa!
brrrrr.... ho i brividi!!!
Per carità.... era una gran bella persona, ma piena di idiosicrasie che mi facevano dare di matto! ed in più vegerariana.... e non potevo portare la carne a casa... ma nemmeno l'aglio e le cipolle... e la cucina, anche per me, è una cura... è passato... e le esperienze successive sono state anche peggio!!!
Ma non è roma che porta a questo, come tu dici... sono le persone, che si stanno sempre più allontanando le une dalle altre.
A volte mi sembrra più reale questo mondo "virtuale" di quello che si vive fuori... sarà perchè amiamo la cucina e questa affinità elettiva crea un filo forte quanto la conoscenza? Sarà perchè ci scambiamo le nostre emozioni "liberamente" e senza aspettative,perchè nessuno di noi "paga" per leggere, quindi se non mi piaci, mi giro e esco.... e questo crea un filtro naturale.... chi resta si riconosce negli altri.
Sarà.... intanto aspetta la tua dolce signora... Roma per due è bella bella bella (ma questo lo sai già).
Un abbraccio sincero... nasinasi

29/2/08 12:37 PM  
Anonymous Anonimo said...

Penso che tutto il mondo sia paese... no matter where! I miei primi anni a Firenze sono stati una gelida esperienza, nel vero senso della parola, il mio proprietario non accendeva i riscaldamenti!!!
L'idea gastronomica è veramente golosa... Purtroppo però la dieta non permette! Appena sarò libera dal giogo ricomincerò a cucinare. Per il momento mi accontento di rifarmi gli occhi ed immaginare il sapore... La tua padrona di casa non merita commenti, e probabilmente neppure di averti in casa!!!
Francesca

29/2/08 1:11 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

Beh, grazie a tutti per la solidarietà :-) No, io ci credo nel contenitore, nella metropoli che inaridisce. Purtroppo ed infondo non siamo fatti per stare tutti - troppi - a contatto. @Luciano, splendida osservazione!
Intanto penso alla prossima ricetta cercando di passare il weekend il più lontano possibile da questa casa. Ste-

29/2/08 3:33 PM  
Blogger Cuoche dell'altro mondo said...

A questo punto se trovi un'altra stanza non puoi che migliorare la tua situazione. Il padrone di casa lontano è sempre stata la mia priorità assoluta nella ricerca di un'abitazione! Io sono venuta via da Roma per andare a finire in un paesello, ma ho fatto l'esperienza contraria. Sarà che qui sono tedeschi?? Eppure il sangue tedesco ce l'ho anche io. Boh, difficile dirlo, comunque tu vedi di lasciarti madamadorè alle spalle e iniziare a goderti la piena libertà a Roma. E comunque non c'è nulla da fare: il cibo consola e meno male che sai consolarti bene. Questo tortino è delizioso. Ti auguro che tutto si risolva al più presto. Buon WE senza sua maestà :-)
Alex

29/2/08 4:34 PM  
Blogger Moscerino said...

i tortini sembrano buonissimi...e sono felice che prepararli ti abbia aiutato a migliorare l'umore..in fondo, credo che la cucina abbia per molti di noi un effetto catartico (anche se a me qualche volta quando mi metto a cucinare triste o arrabbiata vengon fuori cose orrende!meno male che non è il tuo caso...)
io non ti "conosco" da molto,ma non posso che augurarti di trovare una sistemazione migliore e di ricongiungerti quanto prima con le persone che ami.
adoro il tuo/vostro blog...mi piace che sia una finestra sulle vostre vite oltre che sulle vostre cucine

29/2/08 10:24 PM  
Blogger Rossella Mazzotta said...

Mi associo ai commenti precedenti, spero che trovi una sistemazione nuova dove puoi vivere più liberamente e senza tante tensioni.
Devo farti i complimenti per le foto, sono staordinarie!!!Per non parlare di quello che cucini.
Ti invito ad un pic-nic virtuale, ognuno porta qualcosa, se ti va di partecipare lasciami un commento col link di ciò che ti va di portare. A presto.

1/3/08 4:19 PM  
Blogger bian said...

Ciao caro Stefano...ho letto tutto il post... capisco la tua amarezza... meno male che c'è la cucina a farci viaggiare lontano (bella ricetta, come sempre del resto...)

1/3/08 6:42 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ciao,

come ti capisco...ma nonostante tutta l'amarezza riesci sempre a "combinare" qualcosa di buono. Complimenti per la ricetta anche questa finirà nella mia cartella "ricette da fare"!!

Ciao Ciao
Paola

ps: il prox week end sarò a guidonia montacelio per un corso di pasticceria...qualche consiglio d dove stare mangiare cose da non perdere considerando che avrò un giorno solo per visitare e che poi sarò rinchiusa in cucina??

1/3/08 8:13 PM  
Anonymous Anonimo said...

Oooo!

Those look SOOOOO delicious!

KyotoFoodieのPeko

2/3/08 8:12 AM  
Blogger empordà experience said...

Ciao Stefano, giusto ieri raccontavo le mie peripizie di quando vivevo a Londra e di tutte le "famiglie" con cui ho vissuto. Gli amici mi dicono sempre di scriverci un libro...certo di storie incredibili al limite della ragione ce ne avrei anch'io tante: Londra, Firenze, Siviglia...chi piu' ne piu' ne metta. Capisco il tuo sfogo, sono stata tentata di condividere le mie frustazioni tanto volte nel blog...

3/3/08 1:29 PM  
Anonymous Anonimo said...

La verità è che la signora non merita! Non merita mezzo sangue del Maiale dentro casa e sono certa che la metropoli prima o poi ti avrà. Ti riconcilierai con essa. Rimane il fatto che costruisci racconti sempre alla maniera migliore, poetica. in bocca al lupo.

4/3/08 12:24 AM  
Anonymous Anonimo said...

mah!

4/3/08 1:14 AM  
Blogger Aldo said...

Necessariamente bisogna attivare un processo di transfert per cui i tuoi piatti devono diventare la tua casa: devi dormire tra le compatte sfoglie di un finocchio, leggere all'ombra di una foglia di insalata, espletare sulla comodità di un osso buco, lavarti della polpa di un buon limone amalfitano, amare tra le spire di una braciola di capra, ed essere libero sulle morbide onde di una mousse al cioccolato.

Come molti hanno detto, appena passato lo scotto e la delusione per il comportamento di una creatura priva della seppur minima capacità di relazionarsi (era meglio che restevamo in tribù piuttosto che creare società), scoprirai che vivere in uno spazio che senti e vivi come tuo amplierà quello spazio fino ad inghiottire Roma intera.

Un pò di pazienza, nient'altro. Ciò che non ti uccide ti rafforza, e ti fa cucinare meglio!

Au revoir Ste.

4/3/08 10:18 AM  
Blogger FrancescoP said...

Lascia perdere la SS travestita e trovati un altro posto. Non ne vale neanche la pena arrabbiarsi. Peccato che non hai un suo video simpatioc per youtube :-)

Il tortino e' bellissimo!

5/3/08 3:00 PM  
Blogger fiordisale said...

deliziosa, come sempre... sul resto (invece) ti capisco, uh se ti capisco! e... ahem.. andartene?
piuttosto che quello stress, preferirei stare sotto i ponti... vabbè non prendermi in parola, ch'è in arrivo un'ondata di maltempo, al limite aspetta st'estate :)

5/3/08 3:28 PM  
Blogger anna said...

Mi dispiace Stefano purtroppo io vivo a Milano se no ti ospitavo a casa mia
:D...Baci

5/3/08 6:18 PM  
Blogger Melina2811 said...

Sto facendo un giro su blog che conosco e che non conosco, ciao da Maria

5/3/08 9:55 PM  
Blogger il maiale ubriaco said...

stefano non mollare! io da qui ti penso e provo a chiamarti...
ciao a tutti e mille grazie per le visite, i commenti e tutto il resto!

Saluti

Re

5/3/08 11:33 PM  
Blogger Lefrancbuveur said...

bello così parlo bellavista e quella frase...
ma cumm' fa...:-)

13/3/08 10:28 PM  

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