venerdì, giugno 20

[Non chiamatela] Antropologia del dove, del quando & del caldo metropolitano!


Le antropologie ce le eravamo quasi scordate. 
Io per primo le avevo dimenticate, mettendo da parte una briciola sostanziosa del Maiale. In realtà, e sinceramente, mi appaiono ora come un modo volgare di raccontare altro oltre le ricette ed i luoghi ai quali siamo abituati da tempo. Dico volgare perchè quelli che furono tentativi maldestri di cimentarsi in un'antropologia sono ora, e suona pure meglio, racconti di vita con annesse riflessioni. Il Maiale mangia & beve, ingrassa e si sollazza.. ma prova anche a riflettere qualche volta. A pancia piena si intende. Dunque anche a Roma da qualche giorno il caldo afoso e l'immancabile venticello sono apparsi. Se ne accorgono le signore sui tram, le studentesse accalorate per strada e gli impiegati vestiti di tutto punto, giacca e cravatta, camicia a maniche lunghe e occhiali da sole. Io Roma sto per lasciarla. Una serie di impegni e la voglia di andare mi portano lontano. Lascio anche casa, che riprenderò a settembre/ottobre chissà in quale quartiere, municipio o borgata. Negli ultimi giorni passo volentieri le ore che precedono il buio alla finestra. Una birra gelata a farmi compagnia e i miei occhi puntati sulla piazza. Dalla mia postazione privilegiata osservo le persone nel caotico e rumoroso atto dello spostarsi. Un amico non amico mi parlava di traiettorie. Una notte sulla Casilina, dall'ultimo piano di un palazzetto, provò a spiegarmi la sua teoria. Una teoria contemplativa, che non tentava per forza di giungere a una conclusione. Quando sto quassù, mi diceva, osservo la gente muoversi e traccio per ognuno la sua traiettoria. Immagino flussi di linee che compongono un mosaico di vite, fatti e accadimenti. Spesso, ovvio, queste si mescolano, si intrecciano e a me pare quasi che le vite di quello o quell'altro possano scontrarsi, congiungersi, arrotolarsi insieme. Sarà stata l'ebbrezza ma a me piacque quella teoria, questo modo di partecipare alla vita senza parteciparvi. Un osservatorio del resto ha sempre il privilegio di lasciare spazio alla fantasia. Così io butto i miei occhi sulla piazza, sul sole che cala, sui wine bar che si riempiono, sul venticello che ritorna, sulla mia birra e su tutta la mia immaginazione. Mi faccio domande senza attendere risposte. Metto su un pò di musica e lascio spazio alla testa. Dove andrà quella ragazza con la gonna bianca, che giornata avrà avuto, chi ama, che pensa, cosa mangia. E quel signore anziano che a stento riesce a trascinare la busta che porta con se? Tutto mi appare così delicato. Leggero e irresistibile. Il mondo, o parte di esso, si muove ai miei piedi. Poco al di sotto di essi. Ed è uno scomporsi di suoni, di teste e silouette, di macchie di colore sul fondo grigio dell'asfalto. Tra i semafori e i tram, il bar Regina e quei due buffi ometti bianchi. Centinaia di teste si muovono per andare da qualche parte. Per andare dove devono andare. Finita la birra mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Rimango immobile per un pò, poi sento l'immancabile languore. Apro gli occhi e penso a cosa cucinare. Sono giorni in cui mangio sempre da solo e quelle, credetemi, sono le cucinate migliori. Come sempre accade. Un biscotto di grano con olio di frantoio, pomodori di Sicilia, basilico, finocchietto e pecorino. Una frittata alla Sannita, mozzarelline ripiene di verdurine di stagione tagliate a cubetti piccolissimi e fritte in poco olio. Fiori di zucca, insalata di frutta e verdura, melanzane grigliate con mentuccia, yogurt, fragole, ciliege, pesche, miele e cereali. Un sorso di amaro fatto in casa e passa la paura. Paura del dove e del quando, dell'andare, produrre, incontrare, poi ritornare e ricominciare. Quali sono e saranno le mie traiettorie? Una dolce paura accarezzata dallo stordimento di una giornata afosa passata in giro tra cose da fare, caffè con crema e telefonate. "Devo prendere le pellicole ci vediamo a Ottaviano, aperitivo alle 18 a San Lorenzo, una casa da vedere alle 17, ma poi ce la fai a venire?! C***o non ho tirato fuori i panni dalla lavatrice, ma domani vieni alla cena, cucini tu? Chiama la scuola dì che non vai alla riunione, no ma se torno prima ci passo un secondo. Ma quella del giornale l'hai più vista? Mamma, allora non torno ci vediamo a fine mese direttamente. La digitale in assistenza. Oh, ma chi era quella?! Non lo so! Questo caldo mi stressa, mi fa sudare, ho sempre voglia di entrare in un bar e sciacquarmi il viso. Stare qui dentro, in mezzo alle cose mi prende male. Dovrei anche cucinare qualcosa e scattare due foto. Il Maiale Ubriaco. Oramai ha preso forma dentro di me. Mi aspetto sempre di incontrarlo, magari la notte quando mi alzo per andare a bere. Svolto l'angolo e zac! mi si piantona davanti. Grosso e grasso, dritto sulle zampe anteriori. E ride, e mi guarda, e ride. "Mi avete creato voi, ora dovete seguire la mia traiettoria!" Oh no, o mio Dio. No ma è il caldo, il caldo che rimpalla sul cemento di questa strana città, un pò metropoli un pò paese mi sta dando le allucinazioni. Non ci posso restare qua dentro. Dentro alle strade a fare le cose, a telefonare, a sentirmi come Bukowski in quel racconto visionario che era "6 pollici". ... Era carina quella, ti ha salutato e vuoi dirmi che non la conosci? Ste ma dove vai? Oh? ... Vado alla mia finestra. Ho comprato la birra. Vado a casa, no non vengo alla cena, non esco stasera. E non mangio. Fino a prima di partire resto alla finestra. Ascolto un pò di musica e osservo le traiettorie. Traiettorie? Mi sa che il caldo ti ha dato alla testa!
Stefano Tripodi  

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martedì, giugno 3

Spiedi di maiale & prugne + marmellata di rabarbaro

Il post del Lunedi, meglio tardi che mai!
Devo essere sincero, sono quasi 10 minuti che provo a dare forma ai miei pensieri e mani alla tastiera cerco di infilarmi fra le righe di questo post. Non credo mi stia riuscendo tanto bene visto che ogni frase battuta é seguita da un diffidente sguardo allo schermo e da un "se vabbé, domani" farfugliato fra le labbra. Ho avuto una giornata piuttosto densa, piena di impegni, persone da conoscere, mani da stringere, battute da scambiare (in inglese poi, figuratevi) e disegni da analizzare. Si, ieri é stato uno di quei giorni in cui ti viene da pensare a se tutto quello che stai facendo, la gente che ti sta intorno e le parole che poco spontaneamente butti fuori pur di portare a termine una mare di banali conversazioni abbiano un senso. Arrivi alle 6 del pomeriggio che proprio non ce la fai piú, non sei piú te stesso e non hai voglia di parlare con nessuno, evitando il minimo contatto visivo con chiunque ti stia intorno.
Fortunatamente peró a casa ti risollevi, alzi la testa e ti godi un pó di tempo in compagnia delle tue cose e della persona che ami. Poi c'é il Maiale Ubriaco che ti da una mano a ritorvare un dimensione sempre piú tua; io lo uso un pó come un diario ed un modo per tenermi vicino al mio caro amico Stefano che dall'altra parte dello schermo legge e mi immagina, in questa realtá cosi diversa da quella in cui siamo crescuti. Termina cosi il mio racconto di oggi, questa piccola parentesi di vita quotidiana. La ricetta che segue va a tutti quelli che in questo momento hanno il piacere di leggermi e a loro auguro una buona settimana!
Ingredienti

x la marmellata
500 gr. di rabarbaro
200 g di zucchero
3-4 cucchiai di succo di limone

Mettete sul fuoco una casseruola con lo zucchero ed il limone e lasciate sciogliere. Unite il rabarbaro lavato e tagliato in pezzi e girate con un cucchiaio di legno per 10 minuti a fuoco alto. Abbassate la fiamma e portate a cottura avendo cura che la marmellata non si addensi troppo. Se volete conservarla, a termine cottura invasate e chiudete ermeticamente.

x gli spiedini
500 gr. di lonza di maiale
400 gr. di prugne fresche
400gr. di patate novelle
alcune foglie di salvia
1 spicchio d'aglio
olio extravergine d'oliva
aceto balsamico
sale grosso
pepe nero

Pulire le prugne e le patate e tagliarle a metá; tagliare anche la carne a cubetti e dopo aver aromatizzato il tutto con un filo d'olio extravergine d'oliva, sale e pepe nero iniziare a infilare gli ingredienti in lunghi spiedini di legno, alternandoli a delle profumate foglie di salvia. Finita la preparazione adagiare gli spiedi in un largo piatto o in una teglia e irrorarli con dell'aceto balsamico. Cuocere su una griglia ben calda (naturalmente ideale sarebbe la brace) rigirandoli spesso. Terminata la cottura strofinare con un spicchio d'aglio e servire con una deliziosa marmellata di rabarbaro.

Remo Morretta

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