giovedì, febbraio 28

Tortini di riso con radicchio e Camembert


A Libbertà. A Libbertà. Pur o'pappavallo l'adda pruvà! 
(Così parlò Bellavista - 1984)
Mi sono rimesso - diciamo così - dall' influenza ma i pensieri e il daffare di questo periodo mi impediscono, ahimè, di essere sereno e tranquillo. Cerco di non trascurare il Maiale perchè è una delle cose alle quali tengo di più e perchè voglio sempre rispettare la mia creatura ed il mio compare lontano. Vivo sulla pelle situazioni casalinghe molto grottesche che sanno poco di genio. La mia proprietaria, che purtroppo vive con me (non prendete mai in affitto una casa col proprietario dentro!) ha decretato che devo andarmene per motivi futili e davvero poco democratici. Dovete sapere che non ho la libertà di ospitare i miei amici se non prima chiedendo udienza presso di lei. Che per lavarmi i panni devo prima cercare di incontrarla, poi domandare di poter usare la lavatrice che di fatto si trova nella sua parte di casa ma che, come concordato, posso usare! Mi è stato detto che ho fittato una stanza ed essendo la casa di sua proprietà tutte le mie libertà devono passare al vaglio prima di potersi rendere. La mia proprietaria è di estrazione cattolica, ha studiato nelle scuole cattoliche ma io sto vivendo una convivenza di regime. Onorevolmente pago la cifra pattuita, rispettosamente gestisco la mia vita all'interno della casa; io che sono e sempre sono stato troppo educato, pulito, discreto e galantuomo. E' successo che un mio caro amico, ospite da me per un paio di giorni, non conoscendo la casa ed appena arrivato, abbia erroneamente aperto la porta che apre alle stanze della padrona convinto che fosse l'altra porta che invece introduceva alla stanza da bagno. Per una serie di circostanze che non sto qui a chiarire ma che hanno del ridicolo, sua maestà ha deciso che io debba abbandonare la casa. Dovevi dirmelo che il tuo amico sarebbe venuto. Già, ma se dici di fittarmi la stanza io nella mia stanza ci faccio venire chi mi pare. Si ma la tua stanza è in casa mia. Dovevi chiederlo ai tuoi coinquilini se accettavano l'idea che per 2 giorni avrebbero intravisto il tuo amico. Già, ma uno di loro mi ha comunicato dell'arrivo della sua signora che al mattino ho trovato in cucina?..e poi, voglio dire, ma chi se ne frega. Anzi. Io alla signorina ho chiarito che per me lei poteva pure rimanerci a vita dentro casa. Sono questi forse i problemi?! E un sacco di altre storie il cui profumo è pressochè lo stesso della vicenda appena narrata. Perchè sto qui a raccontarvi tutto questo? Beh, innanzitutto perchè il Maiale è il mio diario e quindi ci scrivo quello che me pare ;-) poi per condividere con voi la follia che si nasconde dietro e dentro questa vicenda. Quello che sperimento in realtà è che la metropoli genera privazione. Con l'amico incriminato (e, mi dispiace per lui: mortificato) ragionavamo proprio su questo. Noi che siamo nati col mare, con la spontaneità, con un attaccamento cronico alle tradizioni. Noi che piangiamo quando vediamo le onde del golfo o quando ci apprestiamo ad un lauto banchetto. Noi che emigriamo perchè la  sensibilità ed il carattere della nostra gente hanno creato una fragilità perversa, una nuova follia, quella della camorra e della monnezza, dei politici corrotti e della non-capacità di essere efficienti. Noi, a galla nel mare di tutti questi contrasti, in bilico tra bellezza e dolore, arriviamo nostalgici in una grande città dove c'è tutto ma manca la radice. Attenzione perchè non sto sputando nel piatto in cui mangio, e per me Roma è splendida e mi spacca il cuore. Sono già stato qui per 2 anni e conservo ricordi di un'intimità struggente. Ma ho la sensazione che qualcosa nella metropoli si perda. Non raggiunge, non arriva. Così vivo in una bella casa, al centro, luminosa e silenziosa,  ma la follia della crudeltà che sperimento proprio non la capisco. Quindi ne faccio un rapporto con il luogo. Perchè, e la cucina me lo insegna, c'è sempre un rapporto con tutto. Ma le persone spesso si nascondono, fuggono, non capiscono, creano nuovi modi e mondi coccolati dallo spazio che li ospita ed inevitabilmente li contagia. Questo potrebbe essere un ottimo spunto per un'antropologia nella quale, perchè no, troverebbe spazio anche la cucina. Ed in realtà già lo è stato per libri interessantissimi ed autori illuminati come Augè o Levis Strauss, i nostri Canevacci e Niola e tanti altri. Questo inenarrabile tento maldestramente di narrare. Perdonerete la confusione e lo sfogo ma immaginate come mi possa sentire a dover gestire follie del genere, mentre la mia signora è lontana e son 2 mesi che non la vedo; la mia storia ed i miei ricordi più teneri non sono con me e tutti i giorni combatto la mia battaglia per riuscire a fare quello che più mi piace per la vita. Concludo: Mi addolcisce il tortino di riso qui proposto, perdonate pure la foto che non è delle migliori (il tortino invece è squisito!) e sappiate che, nonostante tutto, l'ho cucinato con affetto e devozione. La cucina è una splendida e commovente cura. Buon weekend e, come sempre, buon appetito. [Da archiviare in: spore per un'antropologia delle follie metropolitane.]
Ingredienti x 4 persone
200g di riso Carnaroli superfino
2 cespi di radicchio Trevisano
cipolla rossa
1 buona fetta di Camembert
aceto balsamico
Parmigiano
pangrattato
burro
olio extravergine
sale e pepe q.b

Saltate in padella il radicchio ben lavato e tagliato in striscioline con poco burro, mezza cipolla tritata grossolanamente ed un cucchiaino di olio. Fate appassire dolcemente poi spegnete la fiamma e regolate di pepe. In una capace cassruola fate imbiondire la cipolla rimasta con altro burro ed una goccia di olio, tostate il riso, sfumate con l'aceto balsamico quindi abbassate la fiamma e rabboccate con acqua bollente. A metà cottura aggiungete il radicchio e terminate avendo cura che il riso sia al dente. Mantecate col Camembert tagliato a tocchetti, una noce di burro, regolando di sale e di pepe. Sistemate il risotto con cura in stampini precedentemente imburrati e passati col pangrattato, ponete in forno già caldo a 200° per un altro quarto d'ora. Tirate fuori gli stampini, lasciate ambientare, li capovolgete nei piatti di portata e decorate con alcune striscioline di radicchio tenute da parte.
Stefano Tripodi

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lunedì, febbraio 25

Insalata di cavolfiore al profumo di cumino


Questo Maiale ha l'influenza!
Mentre Remo distende i nervi nella campagna toscana io accumulo fazzoletti di carta e giornali sul comodino. Non è una bella immagine, lo so, ma è sorprendente quante cose si possono fare non appena ci si sente un pò meglio. Unica sofferenza è avere la mia signora lontana. Alle volte, quando parliamo in Skype, desidererei infilarmi nello schermo e trovarmi di fianco a lei per essere coccolato e viziato dalle sue mani di mamma. Per mia grande sfortuna non ho uno stargate nello schermo e così mi dedico alle cose possibili. Leggere, ad esempio. O cucinare, of course. Ho appena divorato un libro del fotografo Gabriele Basilico, mi attende Se una notte d'inverno un viaggiatore di Calvino, lasciato a metà, poi un pò di nozioni utili sul medio formato da La Fotocamera di Ansel Adams e le ultime notizie dai vari quotidiani e supplementi. Ogni tanto rileggiucchio la rubrica Tecno su Glamour di questo mese: il Maiale lo trovate anche lì, se volete dargli una sbirciatina. Cucinare: questa dolce insalata è tutto quello che sono riuscito a fare durante il weekend e rispecchia molto l'umore e la voglia di light che mi prende mentre aspetto che mi passi lo stordimento. Il cavolfiore è ricco di vitamina C e depura il fisico. Il pomodoro molto proteico ed una meravigliosa nota di sapore e colore. Il cumino, dolce retrogusto, lavora bene sulla digestione, un pò come i semi di finocchio. Ho dimenticato di farlo, ma provateci pure: aggiungete una spruzzata di limone grattugiato! Sentirete che delicatezza, quale voglia di primavera e desiderio di passeggiate in bicicletta su e giù per la collina. 
Ingredienti x 6 persone
1 cavolfiore bianco
1 cucchiaio di semi di cumino
1 presa di peperoncino
1 spicchio d'aglio
prezzemolo
1 pizzico di sale
1 limone
olio di frantoio
Lessate in acqua leggermente salata il cavolfiore ben lavato e mondato in cimette. Scolatelo poco più che al dente e lasciatelo riposare in una terrina. Nel frattempo preparate il condimento riunendo in una scodella il cumino leggermente pestato, il peperoncino, l'aglio tritato finemente, il prezzemolo tagliato grossolano, un pizzico di sale, il succo del limone e 4-5 cucchiai di olio extravergine. Rimestate il tutto sbattendo delicatamente con una forchetta. Tagliate a piccoli spicchi i pomodori, aggiungeteli al cavolfiore quindi condite con la salsa preparata.
Stefano Tripodi

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giovedì, febbraio 21

Lemon curd - "la crema che sapeva di primavera"

A dire la verità non saprei neanche come è nata l’idea di raccontare il post di oggi. Da una parte c’è che le conserve mi hanno sempre appassionato. Sarà perchè meticolosamente bisogna preparare una serie di ingredienti che resteranno a macerare insieme per un pò, in attesa che il tempo ne cambi il sapore e amalgami profumi e colori. Sarà perché come abbiamo detto spesso (qui mi si rimprovererà di essere ridondante) a noi piace una cucina che rispecchi tempi e ritmi blandi e una conserva per me rappresenta il risultato più evidente di tale propensione.
Poi c’è l’inconscio o istinto (chiamatelo come volete) che in una inaspettata giornata di sole mi ha aperto gli occhi, tirato fuori di casa e pregato di starmene in giro all’aria fresca, magari a fare una passeggiata. Una sensazione particolare starsene in giro a mezze maniche a Febbraio, in Inghilterra chiedendomi che fine avessero fatto la nebbia e il ghiaccio del giorno prima. Ho fatto un salto al mercatino locale ed ho comprato un po’di frutta fresca per farci un bel frullato, di quelli rinfrescanti. L’occhio poi è balzato su dei limoni gialli e carnosi, non semplici da trovare da queste parti e mi è venuta in mente una ricetta che da un pezzo mi ero promesso di preparare. Il “lemon curd” è una crema deliziosa dal sapore intenso che ti riempie la bocca di limone. Una piccola conserva che gli inglesi spesso aprono a colazione, per accompagnare un toast ed una tazza di latte fresco. Io mi ci sono cimentato e con esito positivo, chiudendo in bellezza questa piccola, opportuna parentesi primaverile.

Ingredienti

buccia e succo di 4 limoni
4 uova fresche
350 gr di zucchero
225 gr di burro
1 cucchiaio raso di farina di mais

Battere leggermente le uova in una pentola piuttosto capiente ed aggiungere il succo e la buccia grattugiata dei limoni, lo zucchero, il burro precedentemente ammorbidito a temperatura ambiente e la farina di mais. Cuocere il tutto a fiamma bassa per 8-10 minuti circa, rimestando continuamente con una frusta fino ad ottenere una crema densa e liscia. Ultimata la cottura versare il tutto in piccoli recipienti sterilizzati, avendo cura di riempirli fino all’orlo, coprire con carta oleata, chiudere ermeticamente e capovolgere per qualche minuto. La crema puó essere conservata al fresco anche per 2-3 settimane.

Remo Morretta

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lunedì, febbraio 18

Frittatina di bucatini, broccoli, cipolla dolce & ricotta di pecora

Il post del Lunedì! Cari signori/e in questi ultimi tempi io e Stefano stiamo attraversando davvero un periodo particolare. Fra impegni di lavoro, sfide, intoppi, viaggi, incontri e speranze il clima in questo mese di Febbraio è stato a dir poco “rovente”. Il maiale però, come diceva il mio compare giorni fa, non molla mai e va avanti grassoccio, bello e ubriaco com’ è. Non poteva mancare neanche questa settimana la ricetta del Lunedì, ad aprire con la massima calma quella che pure stavolta promette essere una folle settimana di lavoro. Insomma tutta questa attività mi ha seriamente provato, mi ha portato a riflettere sul fatto che non sempre abbiamo tempo per mangiar bene e che non tutti (me compreso) hanno la possibilità di tornarsene a casa o andare al ristorante per una bella e salubre pausa pranzo. Necessari quindi diventano il consumo di uno pasto veloce o quantomeno un fugace salto in cucina. Ciò non toglie però la scelta di ingredienti di valore, un approccio creativo e sano alla cucina di tutti i giorni, la preparazione di un pranzo che ci stampi sulle labbra un sorriso indelebile almeno fino a sera. Quindi vi prego, lavoratori scalmanati e attenti lettori del maiale, mettete da parte per questa settimana le scatolette di tonno (o peggio ancora di carne), i salatini e i cinque cereali, le insalatine preconfezionate e i tramezzini del bar accanto. Lasciate stare le diete serrate o le schifezze offerte dal collega di turno, ingordo di patatine e barrette di cioccolato e date un calcio alla monotonia che ogni giorno alla solita ora ci attanaglia . Questa ricetta è per voi, usatela e soprattutto godete di tutto il suo profumo e del suo fantastico sapore. Io vi abbraccio e mi auguro di leggervi nei prossimi giorni. Buon Lunedì e buon lavoro!
Ingredienti

150 gr di bucatini
100 gr di broccoli siciliani
1 cipolla bianca dolce
50 gr di ricotta stagionata di capra
2 uova
1 rametto di aneto
olio extravergine d’oliva
sale
pepe

Pulire i broccoli, tagliarli a metà verticalmente e cuocerli per pochi minuti in 4-5 cucchiai d’acqua e 2 cucchiai di olio d’oliva. Pulire e tagliare la cipolla a fette sottili, saltandola in padella con un filo d’olio d’oliva e con le foglie di aneto (un’erba dal profumo e sapore davvero particolari).
Cuocere i bucatini in abbondante acqua salata, scolarli al dente e unirli al resto degli ingredienti amalgamando bene il tutto e lasciando raffreddare per qualche minuto. A questo punto aggiungere le uova, precedentemente battute con un pizzico di sale e pepe.Riscaldare due cucchiai d’olio in una padella del diametro di 20 cm; versare i bucatini e cuocere a fuoco basso come per una normale frittata. Dopo qualche minuto capovolgere aiutandosi con un piatto e terminare la cottura dall'altro lato. Il consiglio è di servire il tutto ben caldo, ma credo immaginiate che sapore una pietanza del genere possa avere anche il giorno successivo (magari accompagnata da un bicchiere di birra fresca).

Remo Morretta

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giovedì, febbraio 14

Spaghetti alle nocciole di Giffoni, broccoletti & scorzetta di limone


Salve a tutti! Mamma mia che settimana incasinata che sta per concludersi. il weekend sarà altrettanto denso di impegni ed io, per vicende che non sto qui a spiegare, ho diverse sensazioni che mi accarezzano il giorno. Penso molto alla mia terra e alle volte - non si offendano i romani - sento il bisogno di ascoltare il mio dialetto. Altre invece mi sorprendo a pensare a lidi lontani: India, Pakistan, Bangladesh. Voglia di viaggiare e sentire nuovi odori. Poi, penso al mio compare Remo in Inghilterra e mi viene la voglia di partire e fargli una sorpresa. Posare la borsa all'ingresso di casa, abbracciarlo e poi senza altro dire andare insieme a far la spesa. Cucinare, cucinare come fare l'amore. Stendere le sfoglie, tritare le spezie, imbottire la carne e spaccare un pò di pane per assaggiarlo con le composte preparate. Stappare un buon nettare e finalmente brindare mentre la sua signora, Paula, ci osserva sorridendo, ritraendo i nostri buffi giochi con la sua matita. Conservo sempre tutti i suoi disegni e spero sempre che un giorno possa pubblicare il suo libro corredato da leggeri e sapienti tocchi di lapis. La ricetta di oggi nasce da questi pensieri. Da sensazioni forti che vivono sotto pelle. Il tramestio della città eterna a fare da colonna sonora. Mi piacciono i quartieri imprevedibili. I meticciati. Detesto piazza di Spagna e tutto ciò in cui posso riconoscere l'opulenza del poco e del niente. Per carità, ovvio che ovunque e sempre ognuno è diverso da un altro. Ma io mi riapproprio di alcuni territori di Roma che avevo dimenticato, messo da parte. Vivo senza televisione ed è splendido. Giro sempre a piedi e tra un pò prenderò una bici. Non ho voglia di inquinare più di quanto già faccia, non ho velleità da motociclista e tutti gli anni passati a guidare e scarrozzare gli amici in lungo e in largo mi bastano ed avanzano. Voglio conoscere e per conoscere ci vuol lentezza. Pure per cucinare e mangiare e gustare ci vuol lentezza ed io riscopro il passo d'uomo in cucina ogni giorno. Ho usato spaghetti di Gragnano e comprato l'occorrente al mercato al mattino presto. Le nocciole sono quelle di Giffoni confezionate con garbo. I limoni che ho trovato profumatissimi e l'aglio rosso di Nubia, sul quale speravo poco, mi hanno commosso. Questo piatto è per Remo, per il nostro Maiale e per una amicizia che dura da più o meno 13 anni. Poi le nostre signore, meravigliose, il nostro qui ed ora e tutto quello che verrà...!



Ingredienti x 4 persone

400 g di Spaghetti di Gragnano

400 g di cimette di broccoli
100 g di nocciole di Giffoni
2 fette di pane nero sbriciolato
3 spicchi di aglio rosso di Nubia
2 limoni
olio di frantoio
pepe nero
sale q.b.
Passate al mixer le fette di pane grossolanamente spezzettate e le nocciole fino ad ottenere una grana piuttosto compatta. Lavate con cura le cimette di broccoli che taglierete a metà, poi mettetele da parte a sgocciolare. Calate la pasta in acqua bollente leggermente salata, nel frattempo tostate la mollica ridotta in grana in una padella antiaderente tipo Wok in 2 cucchiai di olio aggiungendo l'aglio rosso di Nubia affettato sottilmente, la scorza dei limoni, una presa di sale ed un'altra di pepe nero macinato al momento. Un paio di minuti prima che la pasta giunga a cottura aggiungete i broccoli scottandoli così leggermente. Tirate su pasta e broccoli, scolateli ed aggiungeteli ancora umidi al condimento. Spremete il succo dei limoni, rimestate velocemente e con grazia, impiattate subito decorando con qualche nocciola tritata grossolanamente al coltello ed ancora scorzetta di limone.

Stefano Tripodi

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lunedì, febbraio 11

Torta di carote & profumo di noci

Eccomi, finalmente. Dopo una lunga, estenuante settimana di lavoro passata in Francia a due passi da Nizza, ritorno nel mio piccolo ed accogliente mondo del maiale ubriaco, per raccontarvi il post del Lunedì. Noto con piacere che durante la mia assenza il mio compare si è dato da fare, scatenando il suo estro creativo anche in cucina e regalandoci un paio di piatti davvero ben fatti.
In ogni caso direi che di pere ne abbiamo parlato abbastanza, quindi vorrei rilanciare con un ingrediente che piace un po’a tutti e che indipendentemente dalla stagione ritempra gli animi e pure lo stomaco - la carota. Non dimenticate però che state leggendo il racconto di un maiale inglese e che le ricette riportate sono frutto non solo dell’amore per la propria terra, ma della ricerca ed il fascino che un paese come quello in cui mi trovo possono trasmettere. Ieri, una splendida mattina di sole (sembrava quasi primavera), con gli uccelli che cantavano ed il vento che accarezzava gli alberi fuori della finestra, ho voluto mettere le mani in pasta e in una cucina in versione “mulino bianco”, di candido bianco vestito, con il sorriso sulle labbra ed una sfarzosa colazione in tavola, ho preparato una squisita torta di carote. Un dolce che adoro, il cui profumo mi mette di davvero di buon umore e che per di più vi avevo promesso giorni fa, rimembrate? La ricetta come al solito la trovate sotto, leggetevela e fateci sapere come e se vi garba. Buon inizio settimana!

Ingredienti

x la torta
170 gr di olio di semi
170 gr di zucchero
170 gr di farina
100 gr di noci
200 gr di carote
3 uova
1 cucchiaino di vanillina
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 cucchiaino di bicarbonato di soda
1 pizzico di cannella

x la glassa
170 gr di mascarpone
100 gr di burro
1 pizzico di cannella
200 gr di zucchero a velo

Riscaldare il forno a 180 C. Ungere due ruoti (eh si, avete capito, due) con del burro e ricoprirne i lati con della carta forno. In un recipiente unire lo zucchero e le uova all’olio e girando gli ingredienti con un cucchiaio di legno. A questo punto aggiungere le carote (precedentemente lavate e grattugiate), le noci, la farina, il bicarbonato, la vanillina e la cannella, amalgamando bene il tutto. Versare il composto nei ruoti ed infornare per 30 minuti circa. La torta dovrà risultare morbida al tatto ed asciutta al suo interno (prova coltello, infallibile). Lasciar raffreddare per qualche minuto.
Per la glassa, unire burro, mascarpone, zucchero a velo ed un pizzico di cannella e battere fino a quando non si sarà ottenuta una consistenza spumosa. Spalmare il composto sulla superficie di una delle torte, aggiungere il secondo strato di torta e spalmare ancora con della glassa.

Remo Morretta

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venerdì, febbraio 8

Composta di pere


Questo è un post delicato!
Avevamo fatto una conserva con le pere ormai 2 anni fa, quando il Maiale nasceva da poco e manco immaginava in quale direzione si apprestasse ad andare. Certo la qualità delle foto, vuoi per l'esperienza, vuoi perchè io e Remo ci stiamo lavorando molto, è notevolmente migliorata. Ma il profumo di quella marmellata di pere & noci è ancora tutto nell'aria e, come sempre accade, messo da parte tra i ricordi migliori. L'idea di una composta di pere nasce dalle elucubrazioni preparatorie al post precedente. Spesso mi capita di partire con un progetto e di giungere, in corso d'opera, ad un'altra nuova ed autentica realizzazione. Come ben sapete il tempo in questi mesi è davvero poco ma MAI, e sottolineo mai, rinuncerei al piacere di ingrassare il nostro buon caro vecchio Maiale. Così, dopo la finta carbonara dei giorni scorsi e per chiudere una settimana fatta di corse, autobus stracolmi, appuntamenti rimandati e non so cos'altro, pubblichiamo sulle nostre pagine questa dolce ricetta nella speranza (innanzitutto nostra!) di concludere la settimana all'insegna della tranquillità e del riposo. E questa composta di pere ci aiuta un bel pò. Molti la utilizzano nelle preparazioni dolciarie ma ho idea che raggiunga la sua massima espressione col salato. Formaggi, un buon pane casereccio cotto a legna, magari integrale e con un bel crostone, salumi ed un buon vino, ad esempio un Asprigno di Aversa. Mi piace molto pensare di invitare qualche amico a cena, saltare 2 verdurine in padella, affettare un pò di formaggio, stappare una bottiglia ed accompagnare tutto con questa meravigliosa composta. Senza stare troppo tempo in cucina, godendo di un buon disco e della compagnia dei commensali. Come chiudere gli occhi in un soporifero ed etilico placido sonno.


Ingredienti
1 kg di pere decane
600 g di zucchero di canna
100 cl di acqua
2 limoni
1/2 stecca di vaniglia
pepe nero in grani
Lavare e sbucciare con cura le pere, eliminare torsolo e semi quindi tagliarle a tocchetti grossolani e sistemarle in una ciotola col succo di limone. Preparare uno sciroppo con l'acqua e lo zucchero, quindi profumarlo con la vaniglia ed i grani di pepe leggermente pestati. Aggiungervi le pere avendo cura di sgocciolarle dal limone in eccesso e lasciar cuocere a fuoco dolce e con il coperchio per una buona mezz'ora schiumando di tanto in tanto. Verificato il grado di consistenza spegnete il fuoco ed invasate con cura in vasetti sterilizzati e completamente asciutti.

Stefano Tripodi

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martedì, febbraio 5

Carbonara di pere e cipolla bianca con noci e provolone del Monaco


Cosa succede quando il lavoro incalza, il tempo è brutto, la stanchezza troppa ed il sonno arretrato? Conseguenza inevitabile per noi è trovare un compromesso tra un piatto veloce veloce ma comunque delizioso e genuino. Questo weekend sono stato giù dai miei, arrivando di venerdi sera e ripartendo al volo domenica mattina. Avrei dovuto fare mille cose ed alla fine - ovvio - sono riuscito a concentrarmi solo su alcune. Al rientro ho programmato la settimana appena iniziata, tentato di fare ordine nella mia stanza e finalmente aperto la dispensa, quella del Maiale, per capire cosa riuscire a fare in così poco tempo a disposizione. L'idea iniziale era quella di fare una quiche di pere (ma la faremo, contateci pure!) con ricotta e non so ancora cos'altro. Poi meditando meditando mi è venuta fuori questa finta carbonara devo dire deliziosissima e molto leggera. Si prepara in un baleno e dalla semplicità della preparazione nasce un piatto da continuare a provare per aggiustarlo in alcune sfumature. Potremmo cercare, ad esempio, il tipo di pasta che meglio si addice al connubio pere-noci-provolone. Oppure lavorare ad una carbonara estiva (cosa peraltro già sperimentata) addolcita con la menta ed il limone grattugiato. Insomma chiedo pure a voi: avendo come base l'idea della carbonara cosa sperimentereste? Certo, provare pure a cambiare formaggio. Ho immaginato anche che sarebbe interessante con una composta di pere... ci sto pensando. Ad ogni modo è questo un piatto molto intrigante. Fatemi sapere cosa vi è venuto in mente, io intanto torno al lavoro. Buon appetito!
Ingredienti x 4 persone

350 g di penne ziti rigate
1 cipolla bianca grande
2-3 pere decane
provolone del Monaco stagionato
4 uova
latte
noci
olio
burro
zucchero
sale
pepe
Tritate la cipolla grossolanamente e lasciatela imbiondire in una giusta quantità di olio e una noce di burro. Aggiungete le pere lavate accuratamente e tagliate a tocchetti lasciandovi la buccia. Spolverate di zucchero, una presa di sale ed una manciata di pepe nero tritato al momento. Lasciate caramellare dolcemente quindi tenete da parte. Portate a cottura la pasta in acqua bollente leggermente salata, scolate lasciandola umida e riversatela in padella amalgamando gli ingredienti su fuoco moderato. Versatevi sopra le uova precedentemente sbattute e condite con 2 cucchiai di latte, una presa di sale e una di pepe. Rigirate il tutto avendo cura che l'uovo rimanga abbastanza slegato quindi spolverate con una generosa manciata di provolone del Monaco grattugiato a spesse scaglie. impiattate e guarnite con il condimento tenuto da parte ed una manciata di noci triturate grossolanamente al coltello.
Stefano Tripodi

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