Germania: il biologico entra nei discount
Occorrerà da oggi verificare ancora meglio certificazione e marchi dei prodotti biologici.. unico modo per evitare cattive sorprese.
Falso bio. Questa l’accusa nei confronti di un mercato. quello dei discount tedeschi. in cui la quota media dei prodotti biologici (?) entrata a farvi parte è del 3,2% circa. Già a fine aprile la catena distributiva Lidl ha annunciato di voler assortire i propri scaffali con un quinto di questi prodotti. Stessa cosa per un’altra catena: la Aldi. Questa situazione genera un paradosso in termini se consideriamo che il biologico per sua etica va contro la produzione di massa intensiva. Una conseguenza che potrebbe far gola al consumatore medio-discount è l’abbassamento dei prezzi sui prodotti bio che questa logica andrebbe a comportare e già comporta. Ma se da un lato i produttori non sono certo preparati ad una così larga produzione (nè la dovrebbero desiderare). dall’altro una forte domanda individua già un filone che in Germania interessa l’importazione di prodotti dalla Cina (semi di girasole). dalla Danimarca (latte) e dalla Spagna (pomodori).
Un “guazzabuglio” come usava dirsi in tanta letteratura ormai dimenticata. Le produzioni biologiche perderebbero di “coerenza” – per citare Geminello Alvi (cognome in tinta) dal Corriere Economia. Una distribuzione standardizzata con il conseguente abbassamento dei prezzi rischia di far scendere sensibilmente il livello qualitativo dei prodotti biologici.. ammesso che così potranno ancora chiamarsi.
Un nuovo ibrido della sur-modernità?
Senza contare che se pur i produttori volessero mantenere alta la qualità dei loro prodotti. badando anche alle rese. rischierebbero d’esser messi fuori mercato da importazioni di dubbia qualità. Non dimentichiamo infine che biologico è anche e soprattutto un modo ben preciso di gestire il rapporto con la natura. Con la terra. Tali processi di standardizzazione ne terrebbero conto? Il peggior pericolo è l’ignoranza del consumatore. Perciò occhi ben aperti. tra scaffali e informazione. Continua…
Falso bio. Questa l’accusa nei confronti di un mercato. quello dei discount tedeschi. in cui la quota media dei prodotti biologici (?) entrata a farvi parte è del 3,2% circa. Già a fine aprile la catena distributiva Lidl ha annunciato di voler assortire i propri scaffali con un quinto di questi prodotti. Stessa cosa per un’altra catena: la Aldi. Questa situazione genera un paradosso in termini se consideriamo che il biologico per sua etica va contro la produzione di massa intensiva. Una conseguenza che potrebbe far gola al consumatore medio-discount è l’abbassamento dei prezzi sui prodotti bio che questa logica andrebbe a comportare e già comporta. Ma se da un lato i produttori non sono certo preparati ad una così larga produzione (nè la dovrebbero desiderare). dall’altro una forte domanda individua già un filone che in Germania interessa l’importazione di prodotti dalla Cina (semi di girasole). dalla Danimarca (latte) e dalla Spagna (pomodori).
Un “guazzabuglio” come usava dirsi in tanta letteratura ormai dimenticata. Le produzioni biologiche perderebbero di “coerenza” – per citare Geminello Alvi (cognome in tinta) dal Corriere Economia. Una distribuzione standardizzata con il conseguente abbassamento dei prezzi rischia di far scendere sensibilmente il livello qualitativo dei prodotti biologici.. ammesso che così potranno ancora chiamarsi.
Un nuovo ibrido della sur-modernità?
Senza contare che se pur i produttori volessero mantenere alta la qualità dei loro prodotti. badando anche alle rese. rischierebbero d’esser messi fuori mercato da importazioni di dubbia qualità. Non dimentichiamo infine che biologico è anche e soprattutto un modo ben preciso di gestire il rapporto con la natura. Con la terra. Tali processi di standardizzazione ne terrebbero conto? Il peggior pericolo è l’ignoranza del consumatore. Perciò occhi ben aperti. tra scaffali e informazione. Continua…